Numerosi gruppi di fedeli stanno affollando in questi giorni Paravati, il paese della “Serva di Dio” Natuzza Evolo, di cui il 6 aprile scorso è stata avviata nella spianata della Villa della Gioia, in un clima gioioso e di grande partecipazione, la causa di beatificazione.
Una presenza costante di pellegrini legata sicuramente all’effetto mediatico che ha prodotto l’avvio del processo di canonizzazione ma anche alla settimana santa, il periodo in cui Fortunata Evolo ha vissuto per tanti anni sul proprio corpo la passione del Signore e, quindi, la flagellazione e la salita al calvario.
Nessuno dei sui figli spirituali ha, infatti, dimenticato quei giorni ancora vivi nella memoria di ognuno che precedevano la Pasqua durante i quali la mistica cadeva, a più riprese in uno stato di estasi e con le stimmate che si trasformavano a contatto con bende e fazzoletti in testi di preghiere in lingue diverse, ostie, ostensori, corone di spine e cuori.
A partire dal giorno di Pasqua le ferite andavano poi scomparendo. Solo nell’ultimo anno di vita sul suo corpo non si sono aperte le ferite e le sofferenze sono state meno dolorose degli anni precedenti.
Per anni medici, scienziati e teologi hanno trascorso il giorno più critico, ovvero il Venerdì santo, accanto alla mistica per confortarla e per tentare di alleviare il suo stato di profonda prostrazione fisica.
Una delle tante testimonianze legata a questo periodo e precisamente al Venerdì santo del 2008 è quella del vescovo della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, monsignor Luigi Renzo, riportata nel suo libro “Il mio incontro con Natuzza”(Libreria editrice vaticana).
“Poco prima di mezzogiorno don Pasquale Barone – afferma il presule – venne ad invitarmi da Natuzza. Non immaginavo minimamente la scena a cui stavo per partecipare. Trovai nella stanza don Giovanni D’Ercole, non ancora vescovo e che conoscevo un pò a distanza, insieme a don Michele, a don Maurizio Macrì e pochi altri intimi. Trovai Natuzza in uno stato terrificante. Soffriva e vibrava contorcendosi nel letto. Non parlava. Non aveva coscienza delle persone – ricorda il vescovo – che c’eravamo. Pregava drammaticamente ed era assorta solo nel dialogare con Gesù come fosse sulla Croce. Assorta diceva parole per noi incomprensibili che lasciavano trasparire l’intenso dialogo amoroso tra lei e Gesù. Stava vivendo – afferma monsignor Luigi Renzo – sulla propria carne proprio le sofferenze di Gesù sulla Croce il Venerdì santo. La cosa durò a lungo. Noi presenti ci unimmo in preghiera quasi elettrizzati per quello che accadeva davanti a noi”.
Sulle emografie di Natuzza durante la settimana di Pasqua tante sono state le opinioni espresse, ma una delle più importanti è sicuramente quella di don Pasquale Barone che è stato uno dei suoi padri spirituali. “Tante emografie - riporta l’ex parroco di Paravati nel suo volume “Testimone di un mistero” - sono uscite sotto i miei occhi. Questo fenomeno fino ad oggi particolarità esclusiva di Natuzza Evolo, sfugge completamente al controllo della sua volontà e va considerato nel quadro della teologia dei segni d discernere, seguendo l’indicazione del Concilio Vaticano II. In questo caso un giorno – sostiene don Barone – sarà necessario rivolgere un appello ai vari possessori di dette emografie , perché favoriscano la raccolta di una ricca documentazione fotografica intorno a questo fenomeno”.
Per l’ex parroco di Paravati tutto questo “sarà materiale prezioso e utile ai teologi per fare il punto sulla spiritualità di Natuzza Evolo, una umile donna incapace di esprimersi con i mezzi comuni a disposizione degli “istruiti” perché analfabeta”.
Ma oltre alle emografie un altro aspetto della vita di Natuzza legato alla Pasqua - che sicuramente sarà oggetto di attenta valutazione da parte del Tribunale diocesano che si è appena insediato - è quello relativo ai “colloqui” con Gesù e la Madonna, di cui la mistica ha più volte dato testimonianza.
In una di queste apparizioni (Quaresima 1989) Natuzza si rivolge alla Madonna con queste parole: “Madonna mia vengono a trovarmi tante mamme addolorate per la morte dei loro figli, cosa devo dire per confortarle?”, ricevendo questa risposta: “A che serve la disperazione? Non sono morti, perché la vera morte è quella eterna, Per le anime che resusciteranno con Gesù, invece, è solo un attimo di buio, un passaggio alla vera vita illuminata dalla luce divina”. In un’altra, datata tre marzo 1996, Fortunata Evolo ha riferito che le è apparso Gesù vestito di bianco e in un grande luce dicendogli queste testuali parole: ”Figlia, è stato un brutto anno per te, il più brutto di tutta la tua vita, perché ti ho messo nel frullatore e il tuo corpo è triturato per amore degli altri. Tu lo stai sopportando per amore mio e per la conversione dei peccatori. Nel mondo non c’è pace, perché si è scatenato lucifero. Porta veleni e guerre perchè un terzo della popolazione è con me, gli altri sono preda del demonio e godono del male degli altri. Non solo fanno ma anche ne godono. Il perdono, loro, non lo capiscono e non lo vogliono capire e non lo chiedono. Capiscono solo il male. Se non si pentono, per loro non ci sarà perdono né pietà. Tu sei assetata di sofferenza per aiutare me a portare la croce e per amore degli altri, ma quest’anno sei costretta a dire “Signore non ne posso più”,perché la tua vita è legata ad un filo. Chiedi per te un po’ di riposo e di pace nel cuore. Tu hai solo la mia pace e niente più. Tutto ti fa soffrire per l’ingratitudine dell’uomo. Tu mi ami e io più di te. Ricordati che tutta la tua vita è stata una sofferenza. Sei salita al calvario, che cosa vuoi di più?”.
Negli archivi della fondazione Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime figurano decine di documenti di questo tipo che testimoniano la straordinarietà di un cammino di fede incominciato negli anni Trenta quando intorno a lei ancora bambina iniziarono una serie di visioni e di altri inspiegabili fenomeni straordinari, come i primi contatti con quella realtà sovrannaturale che ne avrebbe pervaso l’intera esistenza anche se come diversi anni dopo spiegherà la stessa mistica ai suoi padri spirituali don Pasquale Barone e padre Michele Cordiano non aveva capito che quella bella ragazza che le appariva era la Madonna, ma anello stesso tempo aveva sempre sospettato che quel bambino bellissimo che giocava con lei e con i suoi fratelli più piccoli fosse Gesù.
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