Due anni fa è stata incoronata migliore cucina d’Italia. Adesso la cucina calabrese vive una nuova stagione di successi grazie ai suoi giovani chef.
Nino Rossi, protagonista della copertina di Gattopardo Calabria - il magazine edito da Gdsmedia & Communication e in edicola oggi con la Gazzetta del Sud e il Giornale di Sicilia - è il più recente “stellato” Michelin, riconoscimento ottenuto solo dopo pochi anni dall’apertura del suo piccolo ristorante Qafiz, alle pendici dell’Aspromonte.
Un ragazzo cresciuto a Roma nell’agiatezza, erede di una famiglia di grandi proprietari terrieri, che, a un tratto, ha deciso di tornare nella sua Calabria e di investire lì il suo talento e la sua voglia di fare. È lui a fare da apripista a un entusiasmante viaggio tra i cuochi stellati della regione, attraverso una Calabria gastronomica che continua il suo cammino.
Le conquiste di una generazione di giovani chef (la maggior parte ha meno di quaranta anni) che si sono formati nel mondo e sono poi tornati a casa, a portare innovazione e valore nella propria terra. Cervelli (e mani) diventati ambasciatori di una Calabria tutta da scoprire. E capaci di allearsi e di fare rete: un’altra chiave del loro successo e un’altra bella anomalia in una terra che, come il tutto il Mezzogiorno, fatica a fare sistema.
Ma la Calabria, oltre che attraverso le sue tappe di eccellenza gastronomica, si può visitare anche scegliendo altre chiavi di lettura. I borghi abbandonati o spopolati, per esempio, come Roghudi, al quale Gattopardo dedica un viaggio suggestivo di parole e di immagini.
Oppure i luoghi di Cesare Pavese, il grande scrittore piemontese che durante il fascismo fu confinato nel paesino di Brancaleone, che custodisce oggi le sue memorie. O i luoghi della Calabria normanna, che raccontano una stagione felicissima quando, nella seconda metà dell’anno Mille, per oltre mezzo secolo la regione divenne il fulcro politico dell’Italia meridionale e il centro d’irradiazione artistica.
E ancora i luoghi della fede, come quelli dei monaci cistercensi che dall’abbazia della Sambucina - nel Cosentino - contaminarono tutto il Sud Italia, dalla Puglia alla Sicilia. Un movimento che per quattro secoli - dal 1100 al 1500 - ebbe il compito preciso di rilatinizzare la Calabria ormai “grecizzata”, di porla sotto l’egida papale e di fare muro agli Arabi di stanza in Sicilia.
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