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Sanità, cresce il disavanzo della Calabria

I bilanci della sanità italiana restano smorfie in mezzo a conti incerti che non tornano mai. Debiti su debiti, grovigli di pensieri tra isterismi gestionali e soldi che non bastano mai per sanare perdite senza fine. Un albero della cuccagna che non finisce mai mentre i report continuano a segnalare l’aumento della spesa corrente nel paese. L’ultimo studio pubblicato è quello che contiene le rilevazioni della Ragioneria dello Stato sui bilanci del 2023. La Calabria, a Conto economico di IV trimestre 2023, presenta un disavanzo di 126,406 milioni di euro (contro i 74,6 del 2022; i 26,1 del 2021; i 123,3 del 2020; e i 225,4 del 2019). Scrive la Ragioneria, riconoscendo gli sforzi del Commissario: «La Calabria ha erogato al proprio Servizio sanitario regionale, entro il 31 dicembre del 2023, il 97% delle risorse incassate nell’anno 2023 dallo Stato a titolo di finanziamento del Servizio sanitario nazionale, delle somme derivanti dalle manovre fiscali regionali e delle somme che la stessa Regione, a valere su risorse proprie dell’anno, ha destinato al finanziamento del proprio Servizio sanitario regionale».
Il sistema salute calabrese ristagna perennemente nei labirinti dell’emergenza. Un sistema che segue la parabola del destino che, da sempre, attraversa questa terra. Le rotte delle disuguaglianze territoriali sempre più marcate (in attesa di valutare i danni collaterali dell’Autonomia differenziata) si ritrovano anche nelle differenze assistenziali con tagli consistenti al personale. Eppure, la Regione ha visto crescere la spesa da lavoro dipendente che negli ultimi dieci anni è passata da 1.160,9 milione di euro del 2014 a 1.169,3 milioni del 2023. Va, tuttavia sottolineato come l’esborso per il personale sia cresciuto nel 2023 dal momento che fino a tutto il 2022 (chiuso con una spesa di 1.149,0 milioni di euro, venti in meno rispetto al 2023) si è registrata una diminuzione attribuibile alle politiche di contenimento della spesa e alla sospensione dei rinnovi contrattuali tra il 2010 e il 2015. Numeri che confermano come le cattive gestioni del passato si siano rovesciate come una gigantesca macchia nera sulla linea del tempo generando crolli del personale in corsia che ha generato un gigantesco scalino nei servizi assistenziali della regione. Solo negli ultimi due anni le Aziende sanitarie e ospedaliere hanno ripreso ad assumere, sia a tempo determinato sia in pianta stabile portando sollievo nelle corsie della sanità pubblica.

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