Più soldi agli imprenditori della sanità privata - per l’aggiornamento dei tariffari - sono in arrivo dalla legge di Bilancio definitivamente approvata dal Parlamento. Fondi destinati, almeno nelle intenzioni, a migliorare un’offerta spesso lacunosa, soprattutto a queste latitudini. Per il 2025, infatti, il limite di spesa per l’acquisto di prestazioni sanitarie - ricoveri e ambulatoriali - da soggetti privati accreditati al Ssn sale dello 0,5%, che diventa l’1% dal 2026, pari a 61,5 milioni di euro per il 2025 e 123 dal 2026. Per ridurre le liste d’attesa nei Pronto soccorso, dal 2026 aumenta la spesa (+0,5%) anche per le prestazioni in strutture private accreditate, dai ricoveri in reparto all’assistenza dei lungodegenti. Dal 2025 ci sono però 50 milioni di euro l’anno vincolati al finanziamento dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea).
Tutto bene se non fosse per le condizioni in cui si ritrovano gli operatori delle strutture non pubbliche e che in Calabria, secondo una stima delle maggiori organizzazioni rappresentative dei dipendenti, sono circa 5mila. I loro contratti di lavoro sono fermi dal 2018 e finora non sono stati mai rinnovati nonostante le reiterate richieste a procedere arrivate dai sindacati. Basti pensare che il contratto collettivo nazionale di lavoro sanità privata è stato rinnovato una sola volta nel 2020 (con riferimento al triennio 2016/2018) mentre si è ancora in attesa del contratto unico Aiop/Aris Rsa con salari fermi al 2012.
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