I viaggi della speranza dei pazienti verso le regioni del Nord non si arrestano. Anzi, come sottolinea l’Agenas, aumentano, superando i livelli pre-Covid. L’argine ad un fenomeno che costa tantissimo, in termini economici, a regioni come la Calabria, potrebbe essere rappresentato dall’articolo 55 della legge di Bilancio nelle prossime settimane all’esame del Parlamento. L’obiettivo è ridurre la mobilità non proprio necessaria se non addirittura “inappropriata” con una misura ad hoc. Si punta, in buona sostanza, a frenare la consuetudine, molto diffusa a queste latitudini, di spostarsi in territori come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna anche per prestazioni sanitarie ottenibili (con buoni risultati) anche in loco. Da qui l’idea di intervenire con una norma nella manovra finanziaria che obbliga le Regioni «a sottoscrivere accordi bilaterali per il governo della mobilità sanitaria interregionale e delle correlate risorse finanziarie, con tutte la altre Regioni con le quali la mobilità sanitaria attiva o passiva assuma dimensioni che determinano fenomeni distorsivi». D’altronde, sempre citando le cifre fornite dall’Agenas, la Calabria nel 2023 ha fatto segnare un saldo passivo di oltre 190 milioni. Il provvedimento contenuto nella manovra prevede che il Ministero metta a punto accordi entro febbraio 2025 e che le Regioni diano concretezza alle intese entro il 30 aprile dell’anno successivo così da regolare sia la cosiddetta mobilità apparente (quella tra territori confinanti) che quelle prestazioni a bassa complessità in particolare per le Regioni «che registrano una mobilità passiva pari almeno al 20 per cento del fabbisogno sanitario standard annualmente assegnato».