
È una vittoria netta quella del centrodestra in Calabria, che consente a Roberto Occhiuto di conseguire un record personale: diventare il primo presidente di Regione a essere riconfermato per un secondo mandato. L’estate turbolenta – segnata dalle dimissioni come conseguenza dell’avviso di garanzia per corruzione, e la fine anticipata della legislatura – appare un ricordo lontano. La nuova legittimazione popolare ricevuta consente al governatore di guardare al futuro con più fiducia anche se non arresta – come è doveroso che sia – l’azione della magistratura.
Se c’è solo un’ombra nell’ampio successo, questa va ricercata nell’astensionismo. La partecipazione al voto si ferma al 43,56%: addirittura un punto in meno rispetto al 2021 e al 2020. Ciò significa che nemmeno la presenza di Meloni, di tanti ministri, e altrettanti rappresentanti dell’opposizione è servita a mobilitare fino in fondo l’elettorato. Certo è che l’affermazione di Occhiuto è linfa per un governo a caccia di conferme dopo il successo nelle Marche e rappresenta un’altra pesante bocciatura per un campo largo ancora non pienamente convincente agli occhi degli elettori come alternativa al centrodestra. La strategia «testardamente unitaria» perseguita da Schlein e Conte esce ulteriormente ridimensionata dal voto calabrese probabilmente perché i partiti in Calabria appaiono poco credibili. A pagarne il maggiore prezzo è stato Pasquale Tridico, europarlamentare del M5S, trascinato nell’agone politico a Ferragosto, quando il centrosinistra era alla spasmodica ricerca di un candidato.
Quanto ad Occhiuto, l’agenda è già fitta di impegni. Sanità, lavoro, infrastrutture, riorganizzazione della macchina amministrativa sono le priorità sul tavolo. Al vice segretario nazionale di FI toccherà il compito di allontanare il sospetto che questa tornata elettorale sia servita soltanto a regolare qualche conto politico in sospeso.
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