
«Sono veramente contento di essere qui stamattina. È un grande orgoglio per me candidarmi alla guida della mia regione: Calabria mia, terra mia! Non avete idea di quanto i miei genitori – che oggi non ci sono più – sarebbero stati felici oggi». Ha scelto la via del cuore, Pasquale Tridico, per dare ufficialmente il via alla sua campagna elettorale per la presidenza della Regione Calabria. Lo ha fatto a Catanzaro, proprio allo scadere del termine di presentazione delle liste, alla presenza dei rappresentanti più alti in grado degli alleati e, soprattutto, di Giuseppe Conte, ex premier e guida politica di quel Movimento 5 Stelle di cui Tridico è portabandiera al Parlamento europeo. C’è da dire che la sala conferenze di un noto albergo in centro città non ha fatto fatica a contenere il pubblico presente, composto soprattutto addetti ai lavori e candidati, a testimonianza di come ci sia innanzitutto l’esigenza di far prendere coscienza agli elettori dell’importante partita che si giocherà alle urne tra meno di un mese. Proprio questa è la madre delle sfide a cui è chiamato Tridico: risvegliare una coscienza collettiva e la voglia di partecipare.
Detta così e in considerazione dei tempi risicati di questa campagna elettorale piombata d’improvviso in una notte di mezza estate calabrese, la prova appare titanica. Ma l’ex presidente Inps, rifugiandosi spesso nei numeri che per deformazione professionale gli sono tanto cari, si è detto più volte fiducioso sulla capacità di riportare alle urne una popolazione che negli ultimi anni ha sempre più disertato le consultazioni elettorali regionali. D’altronde, liste alla mano, rivolgersi al partito dell’astensione è l’arma che più di ogni altra può sovvertire i pronostici di un’elezione che, da tempo, si gioca sui voti dei candidati al Consiglio regionale più che sulla capacità del candidato presidente di trascinare le folle.
Così, dal Reddito di dignità regionale alle proposte per le politiche attive del lavoro, dalla task force per il Pnrr all’impegno sulla valorizzazione della cultura e dell’Università, Pasquale Tridico ha snocciolato i capisaldi di un programma di governo in cui la spinta riformista e lo sguardo rivolto ai temi sociali sono ben evidenti e forti. Larga parte della sua presentazione è stata dedicata alla Sanità e ai connessi temi dello spopolamento e del declino delle aree interne. E poi al trasporto pubblico e alle connessioni fisiche del territorio, bocciando tout-court l’idea del Ponte sullo Stretto come «non prioritaria rispetto alle esigenze reali del territorio».
Sulla campagna elettorale e sulla sua genesi – le improvvise dimissioni del suo competitor, Roberto Occhiuto – Tridico ha poi offerto una disamina: «L’ex presidente pensava di sfidare l’opposizione e la magistratura trovandoli impreparati, ma ha trovato un muro democratico contro questa crisi scatenata per i suoi problemi giudiziari. La risposta della coalizione che oggi mi sostiene è stata forte, straordinaria, collettiva di programmi, idee, nomi e società civile: è stata la migliore risposta che si potesse dare a una sfida che rasenta livelli antidemocratici».
Nel suo breve intervento, poi, Conte ha rincarato la dose: «Se un politico – ha detto riferendosi a Occhiuto – riceve un avviso di garanzia ha due possibilità: o ritiene di non poter portare a termine il mandato e si fa da parte per potersi difendere, oppure ritiene di espletare fino alla fine il suo mandato chiedendo ai compagni di viaggio e ai cittadini fiducia. Quello che non puoi fare è quello che è stato fatto: dimettersi e chiedere il plebiscito della popolazione è un precedente grave e anche un’iniziativa opportunistica».

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