
Una voce fuori dal coro dei tradizionali schieramenti nazionali e regionali. Francesco Toscano, leader in Calabria del partito Democrazia sovrana e popolare, è pronto alla sfida per le Regionali come candidato alla presidenza. Parte da un programma che punta a «una Calabria sovrana, che cura, che lavora, che resiste». E spiega com’è nata la sua candidatura. «Democrazia sovrana e popolare è presente in tutta Italia e prova a raccogliere consensi in ogni tornata elettorale. La mia candidatura in Calabria nasce naturalmente in quanto presidente del partito che nella sua terra prova a spiegare le ragioni del sovranismo popolare, all’interno di una elezione improvvisa, particolare e complicata»
Cosa vi differenzia dagli altri partiti?
«Riteniamo che il nostro sia l’unico in grado di fare un’analisi precisa della politica italiana e calabrese degli ultimi trent’anni. Spieghiamo quali sono i limiti di questa politica, puntando a ripristinare il concetto di sovranità popolare che riteniamo sia stato tradito dall’adesione all’Ue che ne impedisce il pieno esercizio. Se il Paese è in una situazione disastrata, la Calabria è un moltiplicatore di queste difficoltà. Pensiamo alla sanità che al Nord era un punto di eccellenza e ora fa fatica. In questo quadro in Calabria, di fatto, il diritto alla salute non esiste più».
Quando nasce il rapporto con Marco Rizzo?
«Abbiamo fondato insieme Democrazia sovrana e popolare nel gennaio 2024. Il nostro rapporto si è saldato durante il periodo del lockdown per contrastare le politiche dei governi Conte e Draghi in epoca Covid. Rizzo riconobbe subito come le misure come il green pass fossero antiscientifiche e folli. E anche io li ritenevo tali».
Vi presentate fuori dai due tradizionali schieramenti.
«Cerchiamo di convincere i cittadini della bontà delle nostre proposte partendo da alcuni aspetti. C’è il totale fallimento delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra che si sono alternate negli ultimi 30 anni. Pensiamo a sanità, viabilità, trasporti, occupazione, settori che registrano arretramenti a prescindere dal colore dei governi. In questo scenario i politici nelle istituzioni risultano meri esecutori di decisioni che vengono prese altrove. Piuttosto che contrastare le politiche di Tridico o Occhiuto, cerchiamo di mettere in guardia i cittadini, evidenziando che sono dei figuranti. Non possono cambiare le cose nemmeno se lo volessero. Rispetto a questo quadro, la politica deve ribellarsi ad un potere non rappresentativo».

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