
L’attuale (e ingarbugliata) situazione politico-istituzionale è finita sotto la lente d’ingrandimento di Guerino D’Ignazio, ordinario di Diritto pubblico comparato e Diritto regionale, già preside di Scienze politiche all’Unical, e profondo conoscitore dello Statuto calabrese. Non è la prima volta che in Calabria si assiste ad una situazione del genere. Nel 2014 l’allora presidente Giuseppe Scopelliti lasciò l’incarico dopo la condanna in primo grado per fatti risalenti all’epoca in cui rivestiva l’incarico di sindaco di Reggio Calabria. Nel 2020 la fine traumatica di una legislatura avviata da pochi mesi e culminata con la prematura scomparsa di Jole Santelli, prima donna a guidare la Regione Calabria. Adesso la storia si ripete con le dimissioni volontarie del forzista Roberto Occhiuto.
Professore D’Ignazio, a chi tocca guidare questa fase che ci separa dalle elezioni?
«Nella fase di transizione e fino all’insediamento dei nuovi organi regionali (dopo le elezioni) si entra in un periodo di prorogatio, in cui il Presidente e la Giunta si devono limitare soltanto agli atti di ordinaria amministrazione. La prorogatio è utile per garantire la continuità amministrativa e prevenire un blocco dell’ente, ma i poteri del presidente e della Giunta sono estremamente limitati. L’articolo 33, comma 6, dello Statuto dispone che “si procede a nuove elezioni del Consiglio e del Presidente della Giunta in caso di dimissioni volontarie del Presidente”, e prevede che il Presidente uscente e la Giunta restino in carica fino alla proclamazione del nuovo Presidente. Quindi, tocca all’attuale Giunta guidare la fase di transizione, ma con poteri molto ristretti».
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