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Amalia Bruni: “Autonomia differenziata, ennesimo blitz contro il Sud. Regione Calabria dica chiaramente da che parte sta”

«Sta accadendo ancora una volta, nel silenzio e nella disinformazione: si riapre la partita dell’autonomia differenziata, ma questa volta con modalità ancor più subdole, sotto la regia di chi da tempo persegue l’obiettivo di disgregare l’unità del Paese». Lo afferma la consigliera regionale Amalia Bruni, che lancia l’allarme su nuove intese tra il Governo e le Regioni del Nord in tema di autonomia differenziata, in particolare su materie che non rientrano nei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), come Protezione civile, professioni e previdenza integrativa complementare.

«Si tratta di un passaggio gravissimo – spiega Bruni – che prefigura uno scenario devastante per le regioni meridionali. Concedere autonomia su ambiti fondamentali come le professioni sanitarie significa spalancare le porte a una migrazione di massa dei professionisti della salute dal Sud al Nord, attratti da trattamenti economici e contrattuali più vantaggiosi che solo i sistemi regionali più ricchi potranno permettersi. È un rischio concreto e imminente che andrebbe a sommarsi, aggravandola, alla già insostenibile mobilità sanitaria».

Per la consigliera, ciò che si sta profilando non è una riforma, ma «una rottura dell’equilibrio nazionale del sistema sanitario, che rappresenta uno dei pilastri della nostra Repubblica». Il pericolo, evidenzia, è quello di arrivare a un Servizio Sanitario “a geometria variabile”, in cui il diritto alla cura non è più garantito in modo uniforme su tutto il territorio, ma diventa funzione della ricchezza locale.

«Non è un caso – prosegue – che anche la Corte Costituzionale, nella sua giurisprudenza, abbia indicato limiti e cautele stringenti in materia di autonomia differenziata. Stravolgere questi principi significherebbe non solo alimentare diseguaglianze strutturali, ma anche violare il patto costituzionale su cui si regge l’unità della Repubblica. Se esiste, com’è giusto che sia, l’esigenza di rivedere trattamenti economici e contrattuali per tutto il personale del Servizio sanitario, ciò deve avvenire all’interno di un quadro nazionale condiviso e omogeneo, non attraverso fughe in avanti e sperimentazioni asimmetriche».

Amalia Bruni chiama dunque in causa la Regione Calabria e il presidente Roberto Occhiuto, ponendo con chiarezza una domanda politica e istituzionale:
«Il governo regionale intende opporsi a queste derive o accetta supinamente un disegno che potrebbe segnare la fine del Servizio sanitario nazionale così come lo conosciamo? I soliti difensori d’ufficio, sempre pronti a proclamare vittorie immaginarie, sono consapevoli delle conseguenze drammatiche che questi processi avrebbero sulla tenuta del nostro sistema sanitario?».

«Attiveremo tutti gli strumenti previsti dal nostro ordinamento per portare questo tema all’attenzione dell’assemblea legislativa calabrese. Pretenderemo che ognuno si assuma le proprie responsabilità davanti ai cittadini, senza ambiguità e senza retorica. La posta in gioco è troppo alta per consentire a qualcuno di voltarsi dall’altra parte», conclude Amalia Bruni.

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