
Al netto dei pareri giuridici, per altro unanimi nel bocciare senza appello la proposta, è una partita tutta politica quella già in atto sulla paventata istituzione dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Cosenza. Con qualche risvolto storico-antropologico che rimanda, ancora una volta, al dna plurale delle Calabrie, non più divise geograficamente come nel basso Medioevo ma tuttora parecchio distanti, quando non apertamente in contrasto. La proposta rischia di creare, in un momento piuttosto delicato, delle crepe reali nella maggioranza di centrodestra. Non lo testimoniano solo le dichiarazioni di alcuni esponenti catanzaresi della coalizione che governa la Regione, ma anche i silenzi, le titubanze e i tentativi di lasciare il proverbiale cerino in mano a qualcun altro.
I dati politici, al momento, sono tre. Intanto è bene chiarire che Pierluigi Caputo, fedelissimo del governatore Roberto Occhiuto, è il primo firmatario, ma la proposta di legge reca anche i nomi degli altri esponenti cosentini del centrodestra (Luciana De Francesco per Fdl, Pasqualina Straface per Forza Italia e Giuseppe Graziano per l'Udc). Dunque all'appello manca la Lega - ed è qui il secondo dato politico - che una rappresentanza cosentina in Consiglio regionale ce l'avrebbe pure e neanche "leggera": si tratta di Katya Gentile, che per l'occasione potrebbe magari rispolverare la rivalità di famiglia visto che i rapporti con Occhiuto non sembra siano né freddi né caldi, semplicemente non ci sono. Il terzo dato riguarda l'opposizione, la cui timidezza emerge ciclicamente e ora potrebbe tradursi in un ulteriore passo verso il dissolvimento politico: intanto Ferdinando Laghi, eletto con la lista De Magistris ma non di rado in sintonia con alcuni percorsi normativi dei vertici della Cittadella, nella III Commissione (Sanità) ha votato a favore, Amalia Bruni (Pd) si è astenuta e certamente in Aula avrebbe difficoltà a dirsi favorevole il dem catanzarese Ernesto Alecci.
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