![La Corte Costituzionale](https://assets.gazzettadelsud.it/2016/02/1456329805583-800x800.jpg)
Nuovo stop all’autonomia differenziata. La stretta riguarda anche il trasferimento alle Regioni di materie cosiddette “non Lep”. E ciò con buona pace del ministro Roberto Calderoli che continua a sostenere la validità della riforma approvata in Parlamento. A decretarlo è la Corte costituzionale nella sentenza che ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della riforma nonostante il via libera arrivato in precedenza dalla Cassazione. E se era pressoché impossibile pensare si potesse celebrare una consultazione popolare su una legge che, nei fatti, non esiste più, il verdetto emesso a piazza del Quirinale dice molto altro. Innanzitutto è la conferma che la sentenza numero 192 dello scorso novembre ha totalmente “smontato” il testo firmato dal leghista Calderoli. Dunque, inevitabile il “no” al referendum abrogativo perché avrebbe avuto per oggetto non più la legge di attuazione dell’autonomia differenziata prevista dall’articolo 116 della Costituzione ma lo stesso articolo 116 della Carta. Insomma, si sarebbe trasformato l’appuntamento in un test elettorale su una norma costituzionale, un’eventualità ovviamente impossibile, a maggior ragione con lo strumento del referendum.
Ciò non toglie che siano gli stessi giudici costituzionali a ricordare perché la legge Calderoli non è più applicabile dopo la decisione assunta quasi tre mesi fa: «Questa sentenza, innanzitutto, ha stabilito che l’attribuzione di ulteriore autonomia alle Regioni debba riguardare “specifiche funzioni” e non “materie o ambiti di materie” e che la richiesta di funzioni debba essere adeguatamente motivata dalle Regioni alla stregua del principio di sussidiarietà».
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