La sanità calabrese resta al centro dei riflettori (e delle polemiche). È la Cisl ad evidenziare, ultima in ordine temporale, una serie di inefficienze che caratterizzano l’intero settore. La segretaria generale della Funzione pubblica, Luciana Giordano, fa rilevare l’interruzione - da mesi - dei rapporti con la struttura commissariale e uffici della Cittadella. L’ultimo “contatto” risale al 23 ottobre scorso quando Dipartimento Salute e sindacati erano finalmente riusciti a trovare uno sbocco alla questione delle indennità per il personale sanitario di Pronto soccorso, aumentato in quell’occasione da 66,62 euro a 80,85 lordi al mese.
«In quell’occasione - ricorda Giordano - si gettarono le basi per arrivare alla firma di un accordo sulle prestazioni aggiuntive, così come prevede il Ccnl del comparto sanità pubblica 2019/2021. Un contratto che all’articolo 7 prevede l’attivazione dell’istituto di partecipazione del confronto regionale su una serie di materie di fondamentale importanza per l’efficientamento e il buon funzionamento del Servizio sanitario regionale. Basti pensare alle Rar, le risorse aggiuntive regionali che la Calabria non ha mai ritenuto di stanziare e che invece avrebbero potuto incentivare e ristorare il lavoro dei tanti operatori sanitari impegnati quotidianamente nella frontiera dell’assistenza e dell’emergenza».
La segretaria della Cisl Fp ricorda poi le problematiche connesse al lavoro precario e ai processi di stabilizzazione, «ancora da completare, per dare seguito all’ultimo protocollo sottoscritto nel dicembre 2022, che portò alla stabilizzazione di oltre 2.500 operatori sanitari impegnati nell’emergenza Covid. Come si può immaginare di risanare il Sistema sanitario calabrese se non si rispettano gli impegni assunti, come nel caso dell’indennità di Pronto soccorso, finanziata da leggi nazionali per incrementare la remunerazione di quel personale che quotidianamente è esposto a rischi e pressioni di ogni genere?».
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