Più delusi che soddisfatti. Il testo della legge di Bilancio approvata recentemente dal governo, firmata dal presidente Sergio Mattarella e trasmessa al Parlamento per l’esame e l’approvazione, fa storcere il muso a tanti in Calabria. A “piangere” sono soprattutto gli operatori della sanità che vedono a rischio alcuni degli obiettivi fissati alla vigilia di quest’importante appuntamento. Non solo aumenti (minimi) dell’indennità di specificità, ma anche un incremento di risorse ritenuto da più parti «insufficiente». Un’analisi condotta da Fondazione Gimbe mette in fila tutte le anomalie che rischiano di mandare in crisi i sistemi sanitari più “deboli” com’è, appunto, quello calabrese. Dallo studio emergono quattro punti critici, «L’incremento reale - sostiene Gimbe - è di soli 1,3 miliardi, rispetto ai 3,5 miliardi annunciati, rendendo impossibile soddisfare le richieste dei professionisti sanitari; l’unico aumento di risorse è previsto solo nel 2026; le risorse si disperdono in troppi rivoli, senza una chiara visione di rilancio del Ssn; non si intravede alcun rilancio progressivo del finanziamento pubblico che, dopo la “fiammata” del 2026, torna a cifre da manutenzione ordinaria dell’era pre-pandemica». Di fronte a tale quadro, il rischio paventato per le Regioni (Calabria in primis) è che saranno costrette a misure drastiche: o razionalizzando la spesa, o tagliando altri servizi o aumentando l’addizionale Irpef. Una beffa, insomma, considerando che qui già si pagano imposte tra le più alte del Paese per via del Piano di rientro cui la Calabria è sottoposta ormai da 15 anni. A essere preoccupati per quanto varato dall’esecutivo Meloni sono pure gli operatori della scuola. I tagli in arrivo per personale docente e tecnico rischiano di complicare ulteriormente una situazione problematica. A raccogliere l’allarme lanciato da più parti è la Uil calabrese che parla di «una vera e propria scure che si abbatte sulla scuola. Questi tagli non solo compromettono il normale funzionamento delle istituzioni educative, ma mettono a rischio l’intera struttura dell’offerta formativa, in particolare nelle aree interne della Calabria. Qui, gli istituti scolastici non sono solo luoghi di istruzione, ma autentici presìdi di legalità, centri di aggregazione sociale per le famiglie e un simbolo tangibile della presenza dello Stato in territori spesso afflitti da infiltrazioni mafiose».