Troppi sindaci in Calabria? Sì, a sentire il governatore Roberto Occhiuto. Messaggio sibillino eppure rivelatore di una strategia di cui si parla ai piani alti della Cittadella calabrese. E se vero che quando si parla di unione o fusione dei Comuni, soprattutto in questo periodo storico, il riferimento non può che andare a quella che riguarderebbe l’area urbana di Cosenza, è ad altro che guarda pure il presidente della Regione. L'obiettivo (ambizioso) è varare una riforma complessiva dell’architettura istituzionale. Ma passare dalla teoria alla pratica non sarà semplicissimo. Non ci sono soltanto resistenze politiche e di campanile da superare, ma anche ragioni di altro tenore. Certo è che il sistema attuale sta mostrando più di una crepa, con sindaci spesso costretti all'immobilismo per l’esiguità di risorse a disposizione e i troppi vincoli legislativi che rendono farraginosa l’azione amministrativa.
Il sasso nello stagno, comunque, è stato lanciato. «Molti dei nostri sindaci – è il ragionamento di Occhiuto riproposto anche pubblicamente l’altro giorno a Catanzaro – governano comuni in predissesto o in dissesto e verificano nella loro amministrazione quello che io verifico quotidianamente nella mia che pure è un'amministrazione finanziariamente più solida. C'è un deficit di capacità amministrativa. Spesso nei Comuni, a causa delle condizioni di dissesto, non c'è la possibilità di effettuare un turnover delle competenze, delle esperienze e allora diventa un circolo vizioso: non si può assumere perché ci sono condizioni di bilancio che impediscono l'assunzione e però se non si può assumere non si può dotare il comune delle professionalità e delle esperienze che sono necessarie. E allora su questo io credo che un focus vada aperto al Parlamento e al governo quando si lavorerà alla fase conclusiva del testo unico degli enti locali».
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