La Calabria si risveglia in un Sud ancora più triste e desolato, sempre più in fondo alla penisola italica che tutti i report allontanano dal resto dell’Europa. L’ultima analisi del Crea (Centro per la ricerca economica applicata alla sanità) conferma che qui la qualità dei servizi sanitari è lontana da quella abitualmente offerta nelle strutture del Nord. Ma lo Stato arretra in tutto nel Sud, un pezzo alla volta si ritira, abbandona le periferie più remote dove non resta ormai più niente da difendere se non la dignità. L’autonomia differenziata, in fondo, è come il “reverse triage” (triage inverso), la pratica che si adotta in casi estremi per ottenere il massimo risultato quando le risorse a disposizione non bastano per tutti.
Lega ad alta tensione
Brucia l’orgoglio di questa terra che ha deciso di combattere, di restare sulle barricate per difendere quel concetto di diritto fondamentale all’uguaglianza. Filippo Mancuso, presidente del Consiglio regionale, eletto sotto le insegne del Carroccio, non ha rinunciato alla sua calabresità, e ha contestato i calabresi che nell’Aula hanno festeggiato sbandierando il vessillo della propria terra appena “tradita”. «Non voglio fare polemica, però, vedere sventolare una bandiera della Regione come se grazie a questa legge non avremo più disoccupati, i nostri figli potranno studiare in Calabria. E non l’abbiamo fatto neppure per la Statale 106 o per l’elettrificazione della rete ferroviaria sulla Jonica che abbiamo ottenuto grazie a Salvini». La sua è una opinione che vale almeno quella dei 22.158 cittadini calabresi che lo hanno votato alle ultime elezioni europee. Nessuno ha fatto meglio di lui nel partito in questa terra. La più vicina è stata la “sbandieratrice di Montecitorio”, la deputata Simona Loizzo, che si è fermata a 16.249 voti. Mancuso non rinnega il sostegno all’Autonomia differenziata, lamenta solo la mancanza di un dibattito che avrebbe potuto renderla più facilmente attuabile e meno penalizzante per quelle regioni con un gap di partenza. «Non abbiamo nemmeno avuto il tempo di confrontarci, visto che l’iter è stato accelerato alla Camera. Serviva uno studio di ricadute della legge sulle regioni del Sud». Ci sarà una resa dei conti nel Carroccio? Cosa farà il vicepremier? Avrà il coraggio di mettersi contro chi, da solo, ha portato in dote più del 40% dei consensi finiti nel granaio elettorale dalla Lega in Calabria, la regione con il dato percentuale più alto di tutto il Sud? Ma è lo stesso Mancuso a gettare acqua sul fuoco pur difendendo le sue posizioni “patriottiche”: «Col partito non c’è niente. Resto saldamente nella Lega, sono il presidente dei Consiglio regionale, sono stato il più votato in Calabria e il mio obiettivo non è certamente quello di fare polemiche». Questa l’opinione di Filippo Mancuso, un uomo che chiede di essere ascoltato e rispettato in nome dei cittadini che lo hanno votato. In serata, poi, un comunicato del Gruppo regionale del Carroccio ha chiuso la partita: «Tutto il gruppo Lega Salvini Premier in Calabria ritiene che la regione abbia tutte le potenzialità per diventare sempre più moderna ed efficiente. E ritiene soprattutto che essa possa a pieno diritto avere l’orgoglio di non sentirsi inferiore a nessuno. La Lega è compatta e ha le idee chiare: la Calabria non è inferiore nemmeno al resto delle regioni italiane, visto che l’opera simbolo voluta dall’attuale governo (il Ponte sullo Stretto) darà lustro al nostro Paese nel mondo e valorizzerà proprio la nostra terra».
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