Calabria

Sabato 23 Novembre 2024

"Investire in Calabria? Si può". L’ambasciatrice svizzera in Italia in visita a Reggio

Dal verde della Svizzera a quello della Sila: qualcosa di familiare, in Calabria, l’ambasciatrice elvetica in Italia deve averlo colto già al primo impatto. E lo dice subito, sorridendo, Monika Schmutz Kirgöz: «Qui la natura è fantastica, tornerò in vacanza per fare trekking». In visita nella nostra regione, la diplomatica ha in agenda una serie di appuntamenti istituzionali tra Reggio e Catanzaro: prefetti, sindaci, procuratori della Repubblica, presidente della Regione. Un vero e proprio tour de force per “capire” il territorio, ritagliandosi anche lo spazio per un incontro nella nostra redazione reggina con il presidente e direttore editoriale di Società Editrice Sud Gazzetta del Sud e Giornale di Sicilia, Lino Morgante. Un’occasione per fare il punto su una serie di questioni legate ai rapporti tra Calabria e Svizzera, ma non solo. Signora ambasciatrice, innanzitutto benvenuta. Qual è stata la sua impressione arrivando? «Mi sono presa tre giorni per venire qui, ma ho capito che non bastano...». Qualcosa in particolare l’ha colpita? «Lo scopo principale del viaggio era capire questa realtà. Lo dico sempre: non si può essere ambasciatrice in Italia e comprendere il Paese restando a Roma, bisogna viaggiare e andare nelle regioni. E qui in Calabria sono rimasta molto impressionata: trovo questa una realtà complessa e allo stesso tempo interessantissima. Ho visto tanto entusiasmo e amore per il territorio, che secondo me sono le cose più importanti. Ho incontrato gente che ha voglia di lavorare e di affrontare i problemi». Non solo istituzioni: so che ha fatto visita all’Osservatorio sulla ’ndrangheta e alla cooperativa “Sole Insieme” che fornisce opportunità occupazionali alle donne vittime di violenza e accoglienza ai migranti, realtà che hanno sede entrambe in beni confiscati alla ’ndrangheta. «Ho notato grande senso di appartenenza. Mi ha colpito, per esempio, la forza di donne che malgrado le difficoltà hanno scelto di restare ad operare in Calabria. Storie di vita da cui trarre ispirazione». Entriamo nel merito di un’altra delle ragioni della sua visita: quali sono ad oggi i rapporti economici e le relazioni commerciali tra Calabria e Svizzera? «Con il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, abbiamo parlato anche di investimenti. Sapete che la Svizzera è il Paese del mondo dove il made in Italy è più amato? Un solo dato rende l’idea: 9 milioni di svizzeri comprano più made in Italy che India e Cina messe insieme, e lì parliamo di 3 miliardi di persone. Compriamo tanto anche dalla Calabria, però secondo il presidente e a mio modesto avviso potremmo ancora fare di più. Penso alla necessaria cooperazione commerciale e alle numerose possibilità: posso svelare, per esempio, che Ferrovie della Calabria ha acquistato dalla Svizzera treni a idrogeno di quali siamo molto fieri in ottica di sviluppo sostenibile e rispetto per l’ambiente». Esistono prospettive di interazioni più feconde per il futuro? Uno svizzero può investire in Calabria? «Le possibilità di investimento ci sono sempre. Penso prima di tutto al porto di Gioia Tauro, dove opera la società Msc che voi considerate italiana ma che ha il proprio quartier generale a Ginevra. Qui in Calabria c’è il porto più importante d’Italia per lo smistamento delle merci e noi svizzeri siamo molto forti per tutti gli investimenti che riguardano la ferrovia, tenendo moltissimo ai trasporti via treno. Io qui vedo delle possibilità, certamente sì». La Calabria è inevitabilmente associata alla ’ndrangheta. Osserviamo il fenomeno dal suo punto di vista. La presenza della criminalità di matrice calabrese in Svizzera è stata certificata dalla sentenza del processo “Cavalli di razza” del 2023. Secondo i magistrati italiani, l’arrivo delle ’ndrine nel suo Paese risale agli anni ’80 del secolo scorso. Che strumenti possono mettere in campo la magistratura e le forze di polizia svizzere per contrastare le cosche, considerando che nel vostro ordinamento non esiste in 416 bis? La Svizzera è pronta per contrastare le infiltrazioni mafiose nel suo tessuto economico? «Beh, mi domando chi è pronto a contrastare... Posso dire che la ’ndrangheta c’è anche da noi e che la cosa più importante da sottolineare sia la stretta collaborazione nel contrasto da parte dei due Stati. A Reggio e Catanzaro ho incontrato i due procuratori che sono in strettissimo contatto con i colleghi, nel segno della piena collaborazione». Restiamo in Svizzera, il Paese neutrale per eccellenza. Ecco, si può essere neutrali oggi rispetto a quanto accade in Ucraina e a Gaza? «Penso di poter riassumere tutto in un solo concetto: neutralità non vuol dire indifferenza. Se parliamo dell’Ucraina, siamo di fronte a una guerra di aggressione. Rispetto a ciò noi siamo neutrali tuttora, tant’è che non partecipiamo a nessuna guerra né vendiamo materiale bellico, però abbiamo anche noi applicato le sanzioni dell’Unione Europea, pur non facendone parte. E questo perché, ripeto, neutralità non vuole dire indifferenza». E veniamo al tema più caldo del nostro territorio: il Ponte sullo Stretto, argomento molto divisivo sia in Calabria che in Sicilia. Cosa ne pensa un osservatore esterno come lei? «Sono qui per osservare la realtà, mai mi permetterei di avere un giudizio su un’opera infrastrutturale così complessa. Mi limito a prendere atto che se ascolto la gente che ho incontrato in Calabria, così come le persone in un precedente viaggio in Sicilia, tutti dicono “sì, è una bella cosa, però dopo dobbiamo potenziare tutto il resto...”». Cosa le resta della Calabria, cosa si porta dietro di questa terra? «Tantissime cose. E non penso solo al bergamotto e a tantissimo peperoncino... Sono rimasta d’accordo con il presidente Occhiuto per tornare assolutamente da turista per un weekend lungo e fare ciò che mi piace di più: il trekking. Mi sembra un territorio perfetto per chi ama la natura come me e tantissimi svizzeri. Ecco, un dato interessante è che vedo attrazioni per un turismo vicino alla natura».

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