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Autonomia differenziata: una riforma da bloccare

La mobilitazione promossa dall’Anci contro l’Autonomia differenziata segna un cambio di passo importante in Calabria. Sul “no” alla riforma si è coagulato un ampio fronte trasversale di sindaci, preoccupati per le conseguenze di un provvedimento destinato a incidere profondamente sull’assetto costituzionale fin qui conosciuto. È un dato che non potrà nemmeno essere sottovalutato dal governatore Roberto Occhiuto - ancora sospeso tra la fedeltà agli ordini di scuderia in FI e il desiderio di intestarsi una battaglia a tutela dei calabresi - oltre che dagli eletti chiamati a votare la riforma alla Camera, in seconda lettura. Forzature di ogni tipo potrebbero determinare la lacerazione di un tessuto istituzionale storicamente fragile a queste latitudini. Nessuno può chiamarsi fuori rispetto a un processo avviato dal centrosinistra nel 2001 con la riforma del Titolo V, sulla scia dei successi della Lega Nord, quando ancora rivendicava in maniera spavalda la “Padania”.

Ora, se la definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni (i famigerati Lep) è considerata una condizione imprescindibile per avallare il nuovo progetto leghista, sottotraccia emerge un altro dato più preoccupante. Già, perché nella proposta in discussione in Parlamento c’è la costituzionalizzazione della spesa storica. «Ed è un trucco - come non si stanca di sottolineare Adriano Giannola, presidente della Svimez - perché mentre i temi legati ai Lep saranno bloccati per 2 anni, tutto il resto, che è “la polpa” dell’Autonomia, si tocca subito». Dunque, se su sanità, assistenza, istruzione e trasporto pubblico locale il percorso sarà ancora lungo, su tutte le altre materie rischiamo di trovarci di fronte a un progressivo smantellamento dello Stato, a partire dalla tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, ma anche su strade, autostrade, aeroporti, ricerca scientifica e protezione civile.

La speranza (per il Sud e la Calabria in particolare) è la ricomposizione di uno schieramento a difesa della Costituzione e di una storia condivisa fondata su princìpi di solidarietà e coesione sociale. In gioco c’è l’unità della Repubblica. Si tratta di un patrimonio prezioso e va scongiurato il rischio che possa, quest’ultimo, diventare terreno di scontro per battaglie di parte. Il progetto che riscrive completamente l’Italia va fermato prima dell’irreparabile.

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