Rimodulare il Pnrr attraverso i fondi europei che non hanno il vincolo temporale di spesa del 2026 non sarà semplice. La conferma arriva dalla Svimez, l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, che stima, come peraltro anticipato qualche giorno fa su queste colonne, in poco più di 8 miliardi l’importo teoricamente recuperabile grazie alle risorse disponibili con i fondi strutturali per supportare i progetti del Pnrr maggiormente in bilico.
Nella proposta di revisione del Piano avanzata qualche settimana addietro dal governo si portano fuori dall’egida del Pnrr 15,9 miliardi, di cui circa 13 miliardi a titolarità dei Comuni (1 miliardo la quota che interessa quelli calabresi), con l’impegno di trovare poi risorse alternative nell’ambito dei fondi di sviluppo e coesione che non devono essere spesi per forza entro la fine del 2026.
Dallo studio condotto da Svimez, emerge che degli 83 interventi più critici del Pnrr solo 29 hanno una coerenza con l’architettura dei fondi europei per la coesione e potrebbero essere dunque coperti con i Programmi Fesr e Fse plus. Per un totale, appunto, di 8,2 miliardi. La Svimez ha anche individuato ulteriori 17 interventi (22 miliardi, di cui 10,5 miliardi quelli per il Sud) «per i quali, pur essendo rispettata la condizione di coerenza con gli obiettivi e i regolamenti dei Fondi europei per la coesione, il potenziale finanziamento attraverso il Fesr richiederebbe una incisiva e non semplice revisione e riprogrammazione dei Programmi regionali».
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