Ci sono tre punti della riforma delle bonifiche su cui il governo regionale è irremovibile, scanditi lunedì sera in commissione dall’assessore Gallo: un unico consorzio, la liquidazione degli 11 attuali e il vincolo che gli agricoltori dovranno essere in regola con i pagamenti dei contributi per ricevere i benefici. Su questi tre “capisaldi” non c’è emendamento o modifica in aula che tenga: il governatore Occhiuto ha già formalmente posto la fiducia, il che significa che ogni proposta dovrà passare dalla sua valutazione.
L’architettura della riforma non si tocca: ne è consapevole la maggioranza, dalla quale il presidente della Regione si aspetta una risposta chiara e forte. La seduta del consiglio è fissata per domani, l’ultima – salvo imprevisti – prima della pausa estiva. A Palazzo Campanella si verificherà la piena tenuta del centrodestra. In questo senso, ieri, il commissario regionale della Lega, Giacomo Francesco Saccomanno, ha provato ad esprimere una posizione netta: «Certamente la proposta non è perfetta, ma con la collaborazione e condivisione di tutti, senza alcuna riserva mentale, potrà essere modificata, integrata e migliorata, eliminando però sprechi e disservizi. Per tali ragioni e per la necessità di un cambio di passo, la Lega voterà la fiducia e vigilerà, però, sull’applicazione corretta della norma per il raggiungimento dei risultati che prevede e che sono basilari per la fornitura di servizi efficienti e fondamentali per gli agricoltori». La pensa un po’ diversamente, tuttavia, il consigliere regionale del Carroccio Santo Molinaro, già storico presidente di Coldiretti, che in commissione ha espresso forti perplessità sul testo, giudicando «un falso storico» rappresentare i consorzi «come fallimentari sotto tutti gli aspetti» e dichiarandosi «in parte insoddisfatto» della relazione dell’assessore Gallo. «Non sono contrario all’idea di una riforma – ha concluso Molinaro – ma resto convinto che debba partire da basi più ampie. Una legge di tale importanza non può avere un fronte così ampio di dissenso da parte dei soggetti coinvolti, che non comprendono perché vengano imposte scelte di questo tipo e con siffatti atteggiamenti. Non si sta scrivendo una bella pagina di politica calabrese».
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