Il calo demografico, innanzitutto. Ma anche le decisioni adottate dal Parlamento. Fattori destinati a produrre effetti (negativi) nel breve periodo: a partire dall’anno scolastico 2024-2025 in Calabria si dovrebbe assistere alla perdita di autonomia di 79 Istituti. Tenendo presente le linee guida del Ministero, la Regione ha iniziato a gettare le basi per il Piano di dimensionamento della rete scolastica e programmazione dell’offerta formativa del prossimo triennio.
L’idea di fondo, sviluppata alla Cittadella, è salvaguardare la presenza degli Istituti scolastici nelle zone montane e in quelle maggiormente disagiate. È una evidente scelta politica perché la chiusura dei servizi (e la scuola è uno dei principali) riduce i posti di lavoro diretti e indotti creati nel fragile tessuto economico di quei centri. Proprio con la finalità di illustrare le nuove linee-guida del piano, la vicepresidente della Giunta regionale, Giusi Princi, ha incontrato i sindacati di categoria, la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Antonella Iunti, e i presidenti delle Province calabresi.
I criteri inseriti nel documento sottoposto dalla Regione agli altri interlocutori ed a cui si dovranno attenere gli Enti nella proposta regionale di riorganizzazione della rete scolastica sono i seguenti: nelle aree ad alta densità, in particolare nei comuni capoluogo e nei centri superiori a 15mila abitanti, si può tendere a costituire/mantenere istituti scolastici con un numero di almeno 1.000 alunni; nelle aree scarsamente popolate, nelle aree interne e nelle aree periferiche, che si caratterizzano per condizioni di particolare isolamento, si può tendere a costituire/mantenere istituti scolastici con un numero di almeno 600 studenti. «Abbiamo predisposto - spiega Princi - indirizzi a salvaguardia delle aree interne e di quelle realtà laddove maggiore è il tasso di dispersione e di abbandono scolastico o con situazioni di svantaggio socio-economico, in cui registriamo bassi livelli apprenditivi negli studenti. D’altronde, attraverso lo strumento dell’Osservatorio per il diritto allo studio, fortemente voluto dal dipartimento Istruzione guidato dalla direttrice Maria Francesca Gatto, ciascun Comune nell’elaborare la propria offerta formativa e definire la propria rete scolastica potrà avere in tempo reale una lettura georeferenziata del territorio, e quindi avere contezza degli indicatori di vivibilità dell’area considerata: tasso di dispersione scolastica, svantaggio socio economico del contesto, povertà educativa, rete dei trasporti da cui si evinca come ogni realtà sia servita dai mezzi pubblici».
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