Tra le pieghe di una legge omnibus, attesa domani in Consiglio regionale per l’approvazione finale, c’è una norma destinata a segnare uno spartiacque sulla fusione dei Comuni in Calabria. Già, perché con l’obiettivo (assai probabile) di dare un’accelerata all’ipotesi di “matrimonio” tra Cosenza, Rende e Castrolibero, la maggioranza di centrodestra si appresta a introdurre novità che potrebbero avere importanti ripercussioni sull’intero assetto delle municipalità esistente tra il Pollino e lo Stretto. Con la nuova legge, l’istituzione di un nuovo Comune mediante fusione di uno o più Municipi contermini sarebbe preceduta soltanto da un referendum consultivo e non più da una consultazione popolare sulle delibere consiliari di fusione. In buona sostanza, l’attuale normativa regionale consente di concludere il procedimento legislativo di fusione anche con un esito referendario sfavorevole alla sintesi in uno o più di essi. Intendiamoci, la Costituzione consente alle Regioni, sentite le popolazioni interessate, di istituire nel proprio territorio nuovi Comuni. E l’articolo 133 della Carta è proprio il riferimento citato nella relazione che accompagna la proposta di modifica all’esame di Palazzo Campanella. Concetto ribadito nel Testo unico degli enti locali che attribuisce alla Regione competenza esclusiva in materia. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria