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Calabria, acqua e rifiuti: la rivoluzione arranca. Cortocircuito tra Regione e Comuni

A quasi un anno dalla creazione dell’Arrical, la nuova Autorità regionale che ha assorbito la governance di acqua e rifiuti, la riforma dei due settori arranca tra ritardi, criticità e un fronte di scontro ormai aperto tra la Cittadella e molti Comuni. Il recente commissariamento di alcuni enti locali che non hanno aderito all’Autorità è una prerogativa che la legge assegna alla Regione ma, evidentemente, anche il segnale di un cortocircuito istituzionale già palesato dal ricorso al Tar contro le prime disposizioni per il subentro nella gestione del segmento finale del servizio idrico.
Gli obiettivi della pubblicizzazione di Sorical e del successivo affidamento del servizio idrico integrato alla stessa società sono stati inseguiti e raggiunti in gran fretta per non perdere il treno del Pnrr. I Comuni vengono coinvolti solo ora e si dimostrano in gran parte diffidenti, ma se non aderiscono non potranno dire la loro in seno agli organi dell'Autorità. D’altro canto la Calabria finora non ha intercettato nemmeno un euro del finanziamento nazionale da 900 milioni di euro per l’ammodernamento delle reti idriche: la prima tranche è stata persa per un errore burocratico dell’ex Aic, e la seconda pure, perché un progetto da 32,8 milioni di euro per i Comuni della fascia 6-10mila abitanti è stato inserito dal Mit tra le domande «ammesse ma non finanziate per carenza di fondi». Intanto il tempo passa: per la fetta più grossa dei fondi Pnrr per l’idrico, ovvero 2 miliardi di euro per investimenti in infrastrutture primarie e per la sicurezza dell'approvvigionamento, entro settembre ci dovrà essere l’aggiudicazione di tutti gli appalti.

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