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Presidenza Anci Calabria, un organo terzo “sottomesso” alla politica

Parlare di occasione persa è fin troppo scontato. Probabilmente è anche un po’ semplicistico additare il rinvio soltanto alla necessità di consentire ai Comuni di mettersi in regola con il pagamento delle quote. Quello consumato ieri in un hotel di Feroleto è un clamoroso autogol per l’Anci calabrese. Senza giri di parole, aver sacrificato un organo che rappresenta trasversalmente tutte le Municipalità sull’altare di lotte partitiche e di coalizione, è sorprendente per non dire (dis)utile, e lascia l’amaro in bocca ai sindaci non collocabili dentro i perimetri tradizionali. La mancata sintesi tra le diverse candidature in campo - Maria Limardo per il centrodestra e Franz Caruso per il centrosinistra - rappresenta una dimostrazione plastica di quanto i partiti siano distanti dalle vere emergenze oggi sul tavolo. Un’Anci pienamente legittimato nei suoi organi di vertice - dopo le turbolenze giudiziarie che hanno determinato gli addii di Gianluca Callipo e Marcello Manna, ultimi due presidenti - sarebbe stato utile, per esempio, in questi giorni decisivi per l’assetto della nuova Autorità idrica e dei rifiuti messa in piedi dalla Regione. Per non parlare poi degli enormi capitoli rappresentati da Autonomia e Pnrr, che vedono le amministrazioni locali in forte ritardo su programmazione e bandi. Rimane l’obbligo di ricucire, per tutti. Rivendicare leadership (deboli) non serve a nessuno. Da qui al 31 marzo c’è il tempo per trovare una soluzione unitaria. Se i sindaci rappresentano la politica, stavolta è la politica che deve restare fuori dall’Anci.

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