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Primavera della Calabria, eletti i coordinatori regionali

Rosario Piccioni

Nei giorni scorsi si è tenuta l’assemblea regionale del laboratorio politico “Primavera della Calabria”, con una significativa partecipazione di attivisti collegati via web da diverse parti della Calabria e da altre parti d'Italia.  Nell’ambito di una lunga e articolata discussione, l’ assemblea ha espresso innanzitutto apprezzamento per il percorso avviato a livello nazionale dalla portavoce di “Primavera Democratica” Anna Falcone. Siamo certi che la storia personale, professionale e politica di Anna, le tante battaglie che l’hanno vista in prima linea nella difesa della Costituzione Repubblicana accanto a figure come Stefano Rodotà, la coerenza del suo percorso politico e di attivismo, da ultimo il lavoro avviato oltre un anno fa con “Primavera della Calabria”, ne faranno un punto di riferimento credibile e autorevole per tante cittadine e tanti cittadini che, da Nord a Sud, nei territori, nelle amministrazioni locali, nelle realtà dei movimenti e delle associazioni  vogliono  rimettere al centro della discussione politica i temi dei diritti delle persone, della parità di genere, della giustizia sociale, dell’ambiente e dell’innovazione.
All’unanimità, l’assemblea di “Primavera della Calabria” ha eletto coordinatori regionali, Marina Neri, avvocata e attivista, e Rosario Piccioni, consigliere comunale di “Lamezia Bene Comune” nel comune di Lamezia Terme.  Nel ringraziare tutti gli attivisti per la fiducia, i coordinatori regionali hanno sottolineato l’esigenza, a prescindere dalle dinamiche elettorali e dall’esito del voto, di proseguire un’attività di radicamento sul territorio, creando momenti di discussione e confronto sui temi e le urgenze di una Calabria dove, fino ad oggi, l’unica voce sembra essere quella degli spot sui social del presidente Occhiuto. Manca, infatti,  completamente una voce di opposizione che riporti attenzione  alle realtà di territori e comunità che soffrono: dalla sanità alle emergenze ambientali, dalle assenze di lavoro e servizi, alla negazione quotidiana dei diritti fondamentali.

La situazione politica nazionale, a dieci giorni dalle dimissioni del governo Draghi e dallo scioglimento delle Camere, si presenta “emergenziale” sotto tanti punti di vista e impone a tutti di assumere atteggiamenti di responsabilità che guardino esclusivamente al bene del Paese.  Si va a votare per eleggere il nuovo Parlamento con una campagna elettorale che sarà brevissima, in piena estate, con pochissimo tempo per elaborare e far conoscere idee e proposte. Ma, soprattutto, si va a votare di fronte a uno scenario nazionale e internazionale che non lascia spazio e tempo al solito “fumo negli occhi” di promesse irrealistiche e irrealizzabili che la destra ha ricominciato a riproporre come se non fossero le stesse “favolette” raccontate dal ’94 ad oggi.  La crisi in Ucraina e le sue ripercussioni in Europa e nel nostro Paese, a cominciare dagli aumenti a due cifre dei costi per le famiglie e per le imprese, un sistema sanitario che ancora deve fare i conti con il Covid e le sue conseguenze, il timore di non riuscire ad approvare nei tempi richiesti i progetti del Pnrr con il rischio di perdere una quantità di risorse di portata storica per il nostro Paese e anche per il nostro Sud, seppur in misura nettamente inferiore a quelle che sarebbero toccate alle regioni del Mezzogiorno,  costituiscono le criticità più evidenti.

Rispetto a queste sfide e urgenze di tutto il Paese, rispetto a un sistema elettorale che prevede che un terzo dei parlamentari venga eletto nei collegi uninominali con sistema maggioritario che garantisce vittoria “quasi”  assicurata alle coalizioni più forti,  rispetto a una destra agguerrita e sempre pronta a compattarsi pur di arrivare al potere, il centrosinistra e tutto il mondo progressista non possono permettersi, come sta accadendo, atteggiamenti all’insegna dei veti e delle esclusioni.  Non consegnare il Paese alla destra a trazione sovranista, che non ha nulla in comune con i valori liberali e moderati dei partiti europei, che vuole rilanciare l’autonomia differenziata portando all’esasperazione le già laceranti diseguaglianze tra Nord e Sud del Paese, che potrebbe ottenere una maggioranza tale di saggi da “stravolgere” la Costituzione Repubblicana  a firma di Meloni- Berlusconi-Salvini, è responsabilità di tutti e di ciascuno.

Le forze di Centro- Sinistra e di Sinistra  hanno  il dovere politico e morale di fare ogni tentativo per ricostruire quel Campo Largo e progressista. Campo largo che ,pur coi  limiti e le contraddizioni emersi soprattutto nell’ultimo anno di governo Draghi, è l’unica forza politica in grado di dare all’Italia una prospettiva di governo responsabile, credibile a livello europeo ed internazionale, di dare  risposte al mondo degli ultimi, dei giovani, delle donne, delle cittadine e dei cittadini che hanno pagato e stanno pagando il prezzo più alto della crisi innescata dalla pandemia. Il futuro del Paese non sta nell’Agenda Draghi, frutto di un governo di emergenza che non tornerà, ma in un Programma politico coraggioso, centrato su lavoro, inclusione, sanità pubblica, istruzione accessibile a tutti,  transizione ecologica, equità di genere e intergenerazionale. Ci sorprende la posizione di Enrico Letta che nei giorni scorsi ha chiuso all’alleanza con Conte e i Cinque Stelle con i quali, oltre ad aver condiviso per due anni il governo del Paese, si sono portate avanti importanti riforme e alleanze nei Comuni e nelle Regioni. Certamente è necessario confrontarsi anche con il mondo moderato, soprattutto di fronte a una destra in cui Meloni e Salvini la fanno da padrone, ma non possiamo farlo rinunciando a quell’agenda sociale, ambientale e di diritti che è ciò che il Paese si attende da una forza progressista e democratica. Fino alla fine, va fatto ogni tentativo per ricostruire un progetto di centrosinistra inclusivo di tutte le forze che vogliono opporsi a questa destra e vogliono dare all’Italia una prospettiva di responsabilità e innovazione, non di conservatorismo e ritorno al passato. In questa stessa direzione, sarebbe una sciagura per tutto il centrosinistra proporre candidature nei collegi che rispondano a logiche di autoconservazione, di salvaguardia di postazioni personali o equilibri di potere: auspichiamo che la differenza con la destra si dimostri concretamente anche attraverso scelte coraggiose di figure credibili, espressione di rinnovamento e impegno quotidiano sui territori.

Come “Primavera della Calabria”” sentiamo la necessità di richiamare tutti alla responsabilità e di chiedere al Pd e a tutto il centrosinistra di non “rinunciare in partenza” a vincere le elezioni  e di ascoltare quel popolo del centrosinistra che, come sempre, chiede unità e responsabilità. Per ciò che attiene il Sud e la nostra Regione a operare quell’irrinunciabile rinnovamento che la Calabria opera da troppo tempo: i Calabresi non votano e non voteranno quei parlamentari, sempre ricandidati senza alcuna discussione o investitura popolare, che non rappresentano i calabresi, ma solo quel potere personale che baratta a Roma seggi sicuri in cambio di voti clientelari e silenzio, sui nostri diritti e sul nostro futuro. Nessuno di loro avrà il nostro voto mai. Le forze politiche tutte sono chiamate, mai come adesso, a scegliere per il Sud, una rappresentanza libera e autonoma, non servi fedeli delle segreterie politiche. La democrazia non si baratta, neppure con una pessima legge elettorale che nessuno vuole cambiare!

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