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Comunali in Calabria, la politica liquida “cancella” le coalizioni

Al voto 75 Comuni: il centrodestra, che solo 7 mesi fa trionfò alle Regionali, si dissolve sui territori. Pd e M5S corrono quasi ovunque divisi

Nell’era della politica liquida, per non dire gassosa, in fondo c’era da aspettarselo. Coalizioni scomposte e ricomposte su nuovi equilibri, vecchie alleanze andate in frantumi, assi inediti che prendono forma. Succede anche in Calabria, dove 75 Comuni andranno al voto tra di un mese per eleggere sindaci e Consigli comunali. Un dato appare inconfutabile: il Moloch del centrodestra, che a ottobre dello scorso anno spinò la strada alla vittoria alle Regionali di Roberto Occhiuto, non c’è più. Dissolto come neve al sole, quel blocco politico è ormai un lontano ricordo. Il conflitto in atto a livello nazionale tra Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia sta producendo inevitabilmente i propri riflessi anche tra il Pollino e lo Stretto. E proprio immaginando di diventare sempre più il bersaglio dei partiti con l’avvicinarsi delle urne, Occhiuto ha iniziato ad attaccare per difendersi e portare a compimento il progetto di un rilancio della sanità: la sua vera scommessa. Ecco il motivo per cui ha deciso di replicare, pur senza entrare in polemica diretta, dinanzi all’ennesima punzecchiatura, stavolta arrivata da Mimmo Tallini. Tra i due ci sono vecchie ruggini, risalgono alla formazione delle liste per le Regionali, quando il governatore non accolse la richiesta dei notabili forzisti d’inserire l’ex presidente del Consiglio regionale nella lista dei berlusconiani. Occhiuto tiene molto al suo profilo istituzionale, sa bene che rimanere impigliato in beghe di partito è un errore già commesso dai suoi predecessori e per tale motivo continua a ripetere di «non ritenere» le elezioni amministrative un test «per valutare il gradimento sull’azione della Giunta regionale».

Di certo c’è che le divisioni sono gli occhi di tutti. A Catanzaro, dove si gioca la principale partita di questa tornata elettorale, il centrodestra si presenterà diviso in tre tronconi. Un pezzo - FI e Lega - sosterrà il docente universitario ex dem, Valerio Donato -, un altro ancora - capeggiato da Tallini, nel frattempo transitato alla corte dei centristi di Maurizio Lupi - avrà come portabandiera l’avvocato Antonello Talerico, Fratelli d’Italia, invece, punta a catalizzare i voti dell’elettorato di destra mandando in avanscoperta, non senza qualche difficoltà e dopo vari tentennamenti, un pezzo da novanta come la deputata Wanda Ferro.
E se il capoluogo calabrese è forse il caso più eclatante della crisi in atto del centrodestra, non sono da meno le contraddizioni in altri grandi centri chiamati al voto. Ad Acri, per esempio, lo schieramento conservatore non avrà né simboli, né candidato a sindaco. Anna Vigliaturo è stata “sedotta e abbandonata”, con i partiti (FI e FdI) che convergeranno sulla proposta civica portata avanti da Natale Zanfini. A Paola, invece, il centrodestra moderato sostiene Emira Ciodaro, ma parte dei meloniani sosterranno senza simboli ufficiali un altro candidato (Giovanni Politano) assieme addirittura al Pd. Molto complicate anche le trattative condotte in altri centri come Soverato (schieramento in frantumi) e Pizzo (coalizione divisa tra Sergio Pititto e Francesco Damiano Muzzupappa) e Villa San Giovanni, in quest’ultimo caso la quadratura del cerchio è stata trovata con molta fatica attorno al nome di Marco Santoro.
L’unica eccezione, sulla strada dell’unità, è rappresentata da Palmi, dove i partiti sono riusciti a fare sintesi sulla figura di Giovanni Barone, ex sindaco con l’ambizione di tornare alla guida dell’amministrazione.

Futuro incerto anche a sinistra

Sono diverse le incognite anche nel centrosinistra. Il voto di giugno rappresenta il battesimo elettroale per il nuovo Pd guidato da Nicola Irto. Anche su questo versante, Catanzaro rappresenta la sfida principale, soprattutto alla luce del tumultuoso addio di Donato al partito e della scelta di puntare tutto sul professore universitario Nicola Fiorita. Nella città dei Tre Colli, i Dem sperimentano - per la prima volta in una grande città calabrese - l’intesa al primo turno con il Movimento 5 Stelle.
Non c’è molto da illudersi, in ogni caso. In altri centri, come Acri, Paola e Palmi, i due principali partiti dello schieramento vanno divisi, segno che sui territori l’intesa tra chi si richiama all’area progressista è ancora tutta da costruire. Laddove è stato possibile, i 5 Stelle hanno privilegiato un asse con le forze della sinistra radicale e con il movimento guidato da Luigi de Magistris. È un dato da non sottovalutare anche in ottica delle Politiche in programma l’anno prossimo.
Quanto al Pd, Irto sa che portare a casa un successo su Catanzaro significherebbe molto. Darebbe al segretario regionale la possibilità di avere più forza contrattuale quando al Nazareno ci si siederà per discutere di candidature al Parlamento. Il taglio del numero di deputati e senatori che partirà dalla prossima legislatura, rende l’argomento già “scottante” di suo.

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