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Qualità burocratica e istituzionale, Calabria agli ultimi posti in Europa

Analisi della Cgia di Mestre, fa peggio soltanto una regione rumena

La cattiva burocrazia abita in Calabria. I calabresi, in verità, ne erano già al corrente ma ora arriva il “timbro e ceralacca” (come avrebbe detto Sciascia) in un’analisi su scala nazionale della Cgia di Mestre. I dati che riguardano il Mezzogiorno sono sconfortanti, anche se al Nord la situazione, pure migliore, non è ai livelli del resto del vecchio continente. Almeno delle sue zone più avanzate. In Italia la burocrazia, tra permessi, adempimenti e pratiche, “costa” 57 miliardi di euro alle imprese italiane e tiene lontani anche gli investitori stranieri. Per avere un’idea di massima, basti pensare al livello di qualità percepita dei servizi pubblici in Europa: l’Italia è al 24° posto su 27 (dietro ci sono Romania, Bulgaria e Grecia). A fornire un maggiore dettaglio è invece l’indice europeo sulla qualità istituzionale costruito da un monitoraggio sui cittadini dall’Università di Göteborg, che mette assieme temi legati alla qualità dell’istruzione pubblica, del sistema sanitario e delle forze di polizia; della presenza o meno di imparzialità e favoritismi in quei campi, del livello di corruzione, ovvero se per avere favori o servizi pubblici di base occorre pagare tangenti o fare regalie. Ebbene, considerati tutti questi elementi - frutto delle risposte fornite dai cittadini interpellati - la Calabria occupa il 207° posto su 208 contemplati; peggio fa soltanto la regione rumena di Bucaresti-Ilfov.

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