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La depurazione è un tasto dolente: il caso Calabria torna a Bruxelles

Riflettori accesi sulla spesa dei fondi stanziati dall’Unione europea

A parole tutti si dicono d’accordo: va profuso il massimo sforzo per far sì che il mare sporco d’estate, in Calabria, diventi solo un brutto ricordo. La realtà, invece, suggerisce prudenza. Già, perché senza un lavoro certosino sul versante della depurazione diventa difficile ipotizzare una svolta. Ne è convinta pure Laura Ferrara, parlamentare europea eletta con il Movimento 5 Stelle, che ha depositato una nuova interrogazione per chiedere alla Commissione europea quante risorse provenienti dall’Ue siano state realmente utilizzate per adeguare il sistema depurativo calabrese.
Secondo Ferrara, «per la depurazione la Calabria ha impegnato, sul Fesr, circa 66 milioni di euro (oltre al cofinanziamento nazionale), ma la spesa di queste risorse risulta essere ancora in notevole ritardo. Numerosi sono gli agglomerati calabresi interessati dalle tre procedure d'infrazione in cui è coinvolta l’Italia. Per due di queste, occorre ricordarlo - sottolinea sempre Ferrara -, vi è già la condanna per la violazione della direttiva 91/271/Cee. Anche per questo la depurazione delle acque deve essere un priorità per la Regione Calabria e a ben vedere dalle risorse impegnate molto si potrebbe fare, salvo constatare che si riscontrano ancora forti ritardi».

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