Il fuoco cova sotto la cenere nel Pd calabrese. Alimentato (anche) dalle tossine prodotte dalla prima seduta del Consiglio regionale. Se la matematica non inganna, allora è utile riflettere sui dati emersi dal pallottoliere di Palazzo Campanella: il presidente leghista dell'Assemblea, Filippo Mancuso, è stato eletto al primo scrutinio raccogliendo 22 voti, uno in più dei 21 a disposizione della maggioranza di centrodestra.
L'esponente del Carroccio è stato votato da almeno un rappresentante della minoranza. E anche se risalire con certezza all'identità di chi ha offerto “supporto” al dirigente della Lega è impossibile, tutti gli indizi portano in casa dem e in particolare ad Ernesto Alecci. Ci sarebbe, come raccontano fonti qualificate del centrosinistra calabrese, un accordo politico tutto catanzarese, con vantaggi sia per l'ex assessore comunale del capoluogo che per il sindaco di Soverato, dietro l'operazione conclusa tra gli scranni dell'Astronave.
Altrimenti come spiegare gli 11 voti, quando l’insieme della minoranza Pd-5 Stelle-Bruni si ferma a 8, raccolti dallo stesso Alecci in occasione dell'elezione dei due segretari-questori dell'Aula? Si tratta di consensi, evidentemente, arrivati dai banchi della maggioranza. E anche se nessuno conferma tale dinamica, i sospetti avanzano e rendono ancora più teso il clima in casa del Pd.
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