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Sanità in Calabria, Sapia: "Regione amministrativamente sconquassata, così Occhiuto ha le mani legate"

«È più che tardiva la nota dello scorso 14 settembre con cui l’allora commissario alla Sanità calabrese e i suoi vice sollevarono ai dirigenti regionali interessati il problema della carenza dei dati, di ricoveri, prestazioni e dotazioni, da inviare al ministero della Salute, avvertendoli del rischio di peggioramento dei punteggi Lea»

Francesco Sapia

Sulla sanità calabrese, Sapia (L'Alternativa C'è) attacca sul persistente blocco dei flussi informativi e sull'urgenza di misure specifiche nella legge di Bilancio.

«È più che tardiva la nota dello scorso 14 settembre con cui l’allora commissario alla Sanità calabrese e i suoi vice sollevarono ai dirigenti regionali interessati il problema della carenza dei dati, di ricoveri, prestazioni e dotazioni, da inviare al ministero della Salute, avvertendoli del rischio di peggioramento dei punteggi Lea».

Lo afferma, in una nota, il deputato di L’Alternativa C’è Francesco Sapia, che alla Camera siede in commissione Sanità. «Il punto, da quanto emerso al riguardo, è che i flussi informativi – attacca il parlamentare di L’Alternativa C’è – in Calabria sono un’incognita, esattamente come l’entità dei bilanci, delle perdite e del debito in ambito sanitario. Con queste criticità irrisolte, resteremo sempre commissariati dal governo, e anche il presidente Occhiuto avrà, purtroppo, le mani legate. Questa vicenda di incompletezza dei dati fa il paio – osserva il deputato – con quella del mancato controllo dei pagamenti alle strutture sanitarie del Nord, venuta fuori quando Antonio Belcastro, che la scoprì, era ancora dirigente generale del dipartimento Tutela della salute. Nello scorso luglio, poi, la Corte costituzionale dichiarò la parziale illegittimità della seconda legge Calabria, sottolineando che ad una Regione con la Sanità commissariata lo Stato deve garantire i mezzi adeguati, in termini di risorse finanziarie e di personale amministrativo, come la possibilità di autodeterminarsi nella pianificazione del rientro dal disavanzo».

«Da allora – denuncia Sapia – nulla è stato fatto, soprattutto a Roma, per risolvere il guaio di questo lunghissimo commissariamento monco, in balia dell’insostenibile rapporto tra uno Stato che fa solo censura e una Regione amministrativamente sconquassata. In queste settimane, nell’esame della legge di Bilancio – conclude Sapia – l’intera rappresentanza parlamentare calabrese dovrà essere unita e pretendere, con misure specifiche, l’attuazione di quanto sancito dalla Corte costituzionale nella ricordata sentenza».

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