Dalla sanità al Recovery Fund, passando per gli scandali giudiziari e gli scenari delle prossime Regionali: parla a tutto campo il governatore facente funzioni, Nino Spirlì, nell’intervista fatta all’indomani dell’inchiesta “Inter Nos” della Dda di Reggio che ha portato ai domiciliari il consigliere di centrodestra Nicola Paris.
- Si voterà dunque il 3 e 4 ottobre?
«Ho sentito il ministro Lamorgese, il presidente della Corte d’Appello di Catanzaro Introcaso, il prefetto Cucinotta e il presidente del Consiglio regionale Arruzzolo. Parte tutta la macchina organizzativa per quelle date».
- Si sente a suo agio a non candidarsi e prendere un posto in Giunta in quota Lega?
«Mi sento sempre a mio agio quando sono a posto con la mia coscienza. Una candidatura a consigliere avrebbe imposto uno stop all’attività istituzionale che, invece, sto continuando a svolgere senza che ci possano essere dubbi su nessuno degli atti che firmo. Non ce n’è uno che possa essere riconducibile ad alcuna fase attiva della campagna elettorale in corso. Continuerò a svolgere il mio compito fino all’ultimo giorno di questa amministrazione. So che i calabresi hanno abbondantemente capito che non c’è alcun interesse a forzare la mano con una o con un’altra richiesta. Sono convinto che la continuità istituzionale valga quanto una candidatura».
- Come ha trovato la Calabria un anno fa e come pensa di lasciarla?
«Un anno fa abbiamo trovato una Calabria intristita, incupita, indebolita dall’amministrazione precedente, che era rimasta ferma e tetragona rispetto alle richieste e alle necessità del territorio e della gente. Abbiamo trovato una Regione che non era abituata al rapporto fraterno, domestico, giornaliero con le istituzioni e che era perciò ancora piegata agli spagnolismi, ai barocchismi, ad appellativi come “onorevole” o “signor presidente”, alle file e alle code interminabili davanti a porte che non si aprivano mai. Assieme a Jole, abbiamo trovato una Calabria rassegnata al non fare e, soprattutto, al non ricevere, se non per amicizia, per sorpassi a destra e sotterfugi. Oggi, invece, abbiamo una Calabria che ha confidenza con il palazzo e che nel palazzo trova porte aperte e gente disponibile; una Calabria che presenta bandi comprensibili e di facile accesso; una Calabria davvero trasparente, che ha seminato tante cose buone in vista di un raccolto futuro altrettanto buono. È una Calabria che sta imparando ad abbandonare i medievalismi di palazzo e, finalmente, a camminare verso il futuro con un passo svelto, agile e mai più asservito a questo o a quel potere».
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