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I sindaci scrivono a Draghi: appello firmato anche De Luca e Falcomatà

Da Torino, Genova, Bologna, Bari fino a Napoli e Catania, 14 primi cittadini hanno richiesto «risorse dirette e responsabilità chiare»

Sono 14 i sindaci metropolitani che hanno firmato un appello rivolto al presidente del Consiglio, Mario Draghi. Tra questi anche i primi cittadini dello Stretto, Cateno De Luca per Messina e Giuseppe Falcomatà per Reggio Calabria.

«Chiediamo con urgenza un canale diretto con la Presidenza del Consiglio e un tavolo permanente politico con il Presidente Draghi per concretizzare il coinvolgimento dei Sindaci, che vada oltre la Cabina di Regia prevista dal Dl Semplificazioni, che ha escluso gli enti locali». Questa la richiesta che arriva dalle città metropolitane per ottenere «risorse dirette e responsabilità chiare».

Oltre a De Luca e Falcomatà, l’appello è stato firmato anche da Chiara Appendino, sindaca di Torino, Luigi Brugnaro (Venezia), Marco Bucci (Genova), Antonio Decaro (Bari) , Luigi de Magistris (Napoli), Virginio Merola (Bologna), Dario Nardella (Firenze), Leoluca Orlando (Palermo), Salvo Pogliese (Catania), Virginia Raggi (Roma), Beppe Sala (Milano), Paolo Truzzu (Cagliari).

«Chiediamo - proseguono i sindaci delle Città metropolitane - riparti diretti con assegnazione automatica per classe demografica, stanziamenti a sportello su programmi nazionali e il finanziamento di progetti cosiddetti Bandiera. Vogliamo fare il nostro lavoro e il nostro dovere per spendere bene e rapidamente le risorse; non accettiamo di aspettare anni di burocrazia e procedure per sapere chi fa che cosa. A ciascuno il suo: ogni livello di governo sia responsabile delle misure e delle risorse assegnate e garantisca tempi ed efficienza per gli interventi. Il rischio concreto è che altrimenti non si riusciranno a spendere le risorse alle condizioni che pone la Commissione Ue. I cittadini hanno l’esigenza di vedere cantierizzati al più presto i progetti, quale risposta concreta generata sui territori dalle risorse assegnate dal Pnrr. L’Europa ci chiede di realizzare e rendicontare i progetti entro il 2026: senza reali semplificazioni e risorse dirette sarà molto complicato rispondere a una sfida epocale come quella del Pnrr. La sovrapposizione tra diversi livelli istituzionali rischia di allungare i tempi e confondere le responsabilità».

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