«I criteri di ripartizione delle risorse FEASR devono colmare il divario tra le aree più ricche ed evolute e quelle più povere e marginali».
L’eurodeputata calabrese Laura Ferrara interviene nuovamente sul dibattito interno tra Regioni italiane circa la futura ripartizione delle risorse FEASR tra i PSR regionali nei due anni di transizione 2021 e 2022.
«Non è stato ancora raggiunto un accordo fra Ministero alle politiche agricole e Regioni – continua Ferrara –. La proposta mediatrice del ministro Patuanelli, infatti, non può soddisfare le esigenze di regioni storicamente in condizioni di svantaggio strutturale ed economico come, appunto, la Calabria e altre regioni del Sud e non solo. Bisogna ricercare criteri non solo oggettivi, ma soprattutto idonei a rispondere agli obiettivi generali dello sviluppo rurale, nel rispetto della logica del criterio storico seguita dalla UE per ripartire il Fondo nel periodo 2021-2022».
«La proposta del ministro prevede l’introduzione nel 2021 di un 30% di questi nuovi criteri, definiti oggettivi e che comprendono ad esempio la produzione lorda vendibile, la superficie agricola utile, il numero di imprese, e il mantenimento del 70% dei parametri storici, e il ribaltamento delle percentuali nel 2022, con i criteri oggettivi a incidere per il 70% e i parametri storici per il restante 30%. L’adozione di questi nuovi criteri oggettivi non può avvenire senza un’analisi globale di tutte le risorse della Pac, senza un’adeguata rimodulazione, infatti si renderebbe ancora più ampio il divario tra regioni più sviluppate e meno sviluppate. Verrebbe meno, dunque, l’obiettivo cardine dei fondi europei: sostenere e aiutare i territori economicamente più svantaggiati e non sottrarre risorse a vantaggio di Regioni che, storicamente, hanno standard soddisfacenti di produzione e commercializzazione. Alla luce di ciò ho ritenuto necessario ribadire alla Commissione europea, in un’apposita interrogazione, come nella ripartizione del FEASR si debba comunque perseguire l’obiettivo primario di colmare il divario tra Regioni europee, mirando ad un giusto riequilibrio territoriale socio-economico e finanziario» conclude l’eurodeputata calabrese.
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