“Dopo il Tar anche il Consiglio di Stato non rileva ragioni per bocciare il regolamento attuativo della Legge 23 del 2003, la cosiddetta riforma del welfare. Anche la Calabria ha le regole per garantire servizi uniformi su tutto il territorio e per attivare nuovi servizi. Potrà non essere la migliore delle riforme ma si sa, quando si aspira al migliore dei mondi possibili si gioca a tenere tutto fermo”. E’ quanto afferma Angela Robbe, ex assessore regionale al Welfare e al Lavoro, tra i fautori dell’attesa riforma promossa anche dal Consiglio di Stato dopo il ricordo del Comune di Catanzaro. “Forse potranno essere necessari aggiustamenti e messe a punto, come è normale che accada, tutto si adegua nel tempo e si rivede con l’uso, ma l’impianto c’è, non è stato scalfito da tutti i tentativi di riportare indietro le lancette e mantenere il sociale in uno stato di deregolamentazione – spiega ancora Robbe -. I ricorsi e le polemiche hanno fatto perdere più di un anno al percorso di attuazione del regolamento, un anno molto difficile in cui ci sarebbe stato bisogno di prestare attenzione ai più fragili aumentando i servizi sociali e cercando di garantirne di nuovi, invece di continuare a tirare il freno con danni sia per i cittadini che per le strutture stesse. Le motivazioni del Consiglio di Stato non solo confermano che il percorso seguito è stato lineare e corretto, ma mettono finalmente in luce un fatto grave a cui spesso avevamo accennato: sui territori ci sono risorse che non vengono utilizzate. La domanda è: perché si grida allo scandalo paventando il lontanissimo e pressoché inesistente rischio di dover investire risorse sul sociale, e si invoca la necessità di aumentare le risorse (cosa peraltro necessaria e urgente)mentre restano inutilizzate risorse nelle disponibilità degli enti? – si chiede ancora l’ex assessore regionale -. Come verranno gestite le ingenti risorse che si aggiungeranno a quelle attualmente disponibili se non riusciamo ad utilizzare quelle ordinarie che abbiamo, lasciamo ferme le risorse dei fondi strutturali e copiamo proposte di altre regioni che hanno condizioni di partenza lontanissime dalle nostre? Non pretendiamo le scuse – conclude - da parte di chi ha lavorato ad impedire una riforma utile ai più deboli e non più rinviabile, ma saremo vigili su una sua rapida applicazione, augurandoci che si proceda nella direzione tracciata a suo tempo, avviando le attività di assistenza tecnica agli ambiti – erano già state individuate le risorse – e ci auguriamo che si proceda con i bandi finanziati con le risorse del Fondo Sociale Europeo, già definiti all’epoca di pubblicazione del regolamento, per incrementare la dotazione finanziaria per il sociale, attivare nuovi servizi ed aumentare il numero di utenti serviti e recuperare, anche se solo in parte, il tempo perduto”.