Nel solco dei numerosi appelli che Papa Francesco ha rivolto all’umanità, famiglia, lavoro e terzo settore – “oggi minati da gravi incertezze derivanti da comportamenti e scelte politiche poco attente alle problematiche reali del Paese”-, sono state oggetto del monito che la Conferenza Episcopale Calabrese ha inteso lanciare alla politica ed alla società civile. Il Partito Socialista non può non raccogliere tale messaggio dando seguito allo stesso con il chiaro intento di aprire una seria discussione, anche e soprattutto con il mondo cattolico, circa il recupero dei più autentici e tradizionali valori ai quali ancorare l’azione politica. La sensibilità dell’area cattolica unitamente a quella socialista, infatti, condensano le parole che il sommo Pontefice ha riservato al dramma dell’immigrazione: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Solidarietà e sussidiarietà, oggi sono prospettive completamenti assenti dalla moderna politica post ideologica, con la conseguenza che le persone più fragili sono scomparse dai ragionamenti politici ed abbandonate al loro destino infausto. In Calabria, poi, la situazione è al parossismo come alcuni tra i più significativi dati ISTAT dimostrano, presentandoci un quadro spettrale e desolante. Di qui ne deriva che davanti a questo impietoso scenario, è necessario intervenire senza indugio al fine di ristabilire la Politica con la P maiuscola, al servizio del bene comune e radicata nel popolo al fine di tracciare più ampi orizzonti, tali da arginare l’imperversante ideologia neodarwinista della sopravvivenza del più forte, che, sostenuta da un mercato senza freni ed ossessionato dal profitto, è penetrata nella nostra cultura indurendoci i cuori. Il Partito Socialista, dunque, crede fortemente nella Politica come servizio necessario a superare l’odierna “cultura dello scarto” che altro non è che il prodotto della cosiddetta “teoria dello sgocciolamento” secondo cui un’economia sempre in crescita renderà tutti più ricchi. Nella realtà è avvenuto che la macchina dell’abbondanza ha generato povertà per dirla con Charlie Chaplin. Siamo diventati sempre più aridi, più egoisti, meno inclini alla collaborazione, sordi al grido dei poveri e ciechi ai segnali che la natura ci manda. Il difficile periodo contemporaneo deve farci comprendere che abbiamo bisogno l’uno dell’altro nella consapevolezza che, come ha detto Papa Francesco, “abbiamo pensato di restare sani in un mondo malato”. Il messaggio che la pandemia ci rivolge, consiste nel comprendere che nessuno si può salvare da solo e, soprattutto, che l’uomo, ormai considerato solo un mero consumatore, deve tornare al centro del pensiero. In quest’ottica ben si inserisce il concetto di Umanesimo Socialista, da intendersi, tra l’altro, come recupero della soggettività del cittadino, sacrificata sull’altare della logica dell’economia fluida che ha ampliato in maniera irreversibile le disuguaglianze. Il nostro sforzo, andrà proprio in questa direzione, in quella di coloro che vogliono accompagnare il cammino delle proprie comunità, in essere una politica riformista, pensata per arginare la globalizzazione economica e dell’indifferenza nel tentativo, sempre più arduo, di attuare il motto tanto caro a Pietro Nenni: “Socialismo è portare avanti chi è rimasto indietro”.