Cinque esponenti locali del Partito democratico hanno scritto una lettera al segretario nazionale Nicola Zingaretti, in merito all'eventuale decisione di candidare il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, alla presidenza della Regione Calabria, sostenendo che «non potremmo accettare questa vera e propria offesa alla libertà e all’autonomia dei calabresi». Mario Galea, già presidente della federazione Pd di Crotone e già capogruppo al Comune di Crotone; Massimiliano La Serra, consigliere comunale del Pd di Monterosso; Ernesto Palma, professore di farmacologia e veterinaria all'università di Catanzaro nonché dirigente provinciale Pd federazione di Catanzaro; Rocco Raimondo, consigliere comunale di Montalto Uffugo; e Saverio Russo, consigliere comunale di Cardeto, hanno ricordato, «anche se la memoria non è più presente come elemento distintivo della condotta delle forze politiche, l’atteggiamento di scherno riservato all’epoca della sua prima elezione al Comune di Napoli – nella mitica stagione della bandana - nei confronti del segretario del Pd del tempo, Pierluigi Bersani, tenuto irrisoriamente fuori dall’esecutivo. Condotta che durò dieci anni. Una tale scelta cadrebbe sui calabresi ad appena un anno da quell’altra sciagurata, attuata nella persona di Filippo Callipo. Il quale, dopo essersi candidato nel 2010 contro il centrosinistra, causandone la sconfitta e dopo essersi, cinque anni dopo, impegnato teatralmente a favore della candidata del centrodestra e contro il nostro candidato Mario Oliverio, è stato pregato di candidarsi, ad onta dell’anagrafe, come elemento di novità e di grande rinnovamento, più che dal centrosinistra, dal Pd da te guidato. Tutti qui in Calabria ricordano con una certa mestizia la scena del camice bianco da te indossato nella sua azienda, finalizzata ad officiarne in pompa magna la candidatura. Tutti noi del Pd avvertiamo sulla nostra pelle il seguito di questa malinconica storia: le sue improvvise dimissioni dalle cause sconosciute, a qualche mese di distanza dal trionfale ingresso in Consiglio regionale. Gesto incomprensibile che ha lasciato il centrosinistra senza guida e politicamente dissanguato». In chiusura i cinque esponenti del Pd hanno ricordato che «per questa folle scelta nessuno ha pagato, nessuno si è dimesso, nessuno ha fatto un generico mea culpa nei confronti del Pd e dei nostri elettori. Vediamo infatti gli stessi attori calcare impunemente la scena. Un atteggiamento riservato, appunto, alle colonie d’oltremare, che sarebbe difficile accettare di nuovo».
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