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Nel Milleproroghe stato d'emergenza esteso al 31 marzo: elezioni in Calabria sempre più a rischio

Una norma inserita nel decreto Milleproroghe – approvato dal Consiglio dei ministri e atteso in Parlamento per la conversione già nei prossimi giorni – mette ulteriormente a rischio le elezioni regionali il prossimo 14 febbraio. Nel testo viene prorogato fino al 31 marzo lo stato d’emergenza sul territorio nazionale. Dando per scontato l’ok di Camera e Senato al Milleproroghe, Palazzo Chigi potrebbe intervenire con un nuovo decreto legge finalizzato a spostare più avanti - così come successo nei mesi scorsi in altre regioni come Campania e Puglia - la data delle elezioni. Seconda opzione: dando per valida la data individuata da Spirlì, il governo avrebbe la facoltà di inserire in un nuovo decreto l’obbligo di tenere i seggi aperti in due giorni. Una misura finalizzata da un lato a garantire il distanziamento sociale, dall’altro a favorire la più ampia partecipazione popolare. D’altronde, i precedenti non mancano: il Parlamento nei mesi scorsi ha convertito in legge un decreto (26/2020) che imponeva per tutto il 2020 l’obbligo di spalmare su due giorni l’apertura dei seggi elettorali.
A tutto questo si aggiungono poi le perplessità espresse a più riprese dai partiti del centrosinistra calabrese, ancora alle prese con il lavoro di costruzione delle alleanze e individuazione del candidato. Il presidente facente funzioni della Regione, Nino Spirlì, ha fatto intendere di non voler chiudere la porta al dialogo. E se il centrosinistra è ormai schierato per posticipare il ritorno alle urne a primavera, magari ad aprile, quando si spera l’emergenza sanitaria possa scemare, nel centrodestra (dove si attendono le indicazioni dei leader nazionali su chi dovrà essere il candidato a governatore) nessuno in teoria tifa per uno slittamento, anche se l’ipotesi inizia a essere presa in seria considerazione.
Il presidente non considera percorribile l’opzione del ricorso al Comitato tecnico-scientifico per valutare l’opzione del voto a febbraio in relazione al rischio Covid, ma rimanda ogni scelta al governo nazionale. La verità di tutta la vicenda è che nessuno vuole apertamente assumersi la responsabilità di un allungamento della legislatura (con il dem Mimmo Bevacqua che parla di uno «Spirlì prigioniero della maggioranza di centrodestra»), pur nella consapevolezza dei rischi sanitari di una campagna elettorale caratterizzata da incontri, cene, comizi.

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