Il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, di 68 anni, di Forza Italia, è stato arrestato e posto ai domiciliari dai carabinieri con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso. L’indagine che ha portato all’arresto di Tallini riguarda i suoi presunti rapporti con la cosca Grande Aracri della 'ndrangheta. L'arresto di Tallini ha ovviamente scatenato le reazioni delle varie forze politiche. NINO SPIRLI': «Non poteva esserci notizia peggiore. Siamo garantisti, ma le accuse che arrivano da Gratteri sono forti. Pur rimanendo della convinzione che ognuno abbia diritto a provare la propria innocenza, restiamo in attesa che questa venga provata e che tutto possa finire. Tallini non è del mio partito, è stato uno dei più grandi oppositori della Lega in campagna elettorale. I nostri erano rapporti formali e istituzionali e questi rapporti si rispettano. La Calabria non meritava quest’altra sberla. Stamattina sono stato fermato da persone angosciate e amareggiate, pensavamo fossero fatti ormai del passato. Mi auguro che siano solo sospetti, ma resta aperta la porta della disperazione dei calabresi. Tallini e io ci siamo sopportati per tutto questo tempo, ma non abbiamo mai avuto grandi rapporti personali. Sto alla porta e osservo con dispiacere, perché sarebbe stato bello non avere ancora una volta una notizia di questo genere. Non vengo dalla politica, vengo dal mondo dello spettacolo - ha aggiunto il presidente facente funzioni - e ci spero molto nella nuova Calabria. Vedo forze fresche con belle ambizioni e non voglio smorzare l’entusiasmo dei nuovi, perché se rimestiamo in un certo modo di fare politica corriamo il rischio di ucciderli, questi entusiasmi. Dobbiamo essere pazienti e fiduciosi: se tutto è nelle mani di Gratteri, quello che ne verrà fuori sarà la giustizia vera. Continuiamo a lavorare perché la Calabria, adesso, ha altri patimenti. In questa fase, mentre i contagi aumentano, noi non abbiamo ancora un piano covid». NICOLA MORRA: «Vi ricordate le ultime regionali calabresi, a gennaio 2020? Questo signore, attuale Presidente del Consiglio Regionale della Calabria, di Forza Italia, in virtù del Codice di autoregolamentazione della Commissione Antimafia, risultava impresentabile. A suo avviso ero io che mi accanivo contro di lui per una «vendetta personale». Oggi si trova ai domiciliari. Ma era una "vendetta personale"». MATTEO SALVINI: «Ho mandato gli auguri a Gratteri di buon lavoro: persona seria che conosco bene, quando c'è da fare pulizia lui è una garanzia. Tallini mi ha attaccato molte volte. Spero che questa vicenda spinga a fare presto, che scelga un calabrese come commissario. La risposta migliore sarebbe nominare un dottore specchiato e calabrese. Innanzitutto ho mandato i miei auguri di buon lavoro a Nicola Gratteri, persona che conosco e che stimo. In Calabria e in Italia - ha detto Matteo Salvini a Rtl102,5 - sta facendo da anni un gran lavoro, a volte contro tutti e contro tutto. Quando c'è da fare pulizia ben venga chi fa pulizia e quindi grazie ai carabinieri e al Procuratore Gratteri. Di questo signor Tallini non ne conosco le vicende e non mi permetto di giudicare, però conoscendo Gratteri evidentemente se si muove ha ragioni per farlo e spero che anche questo spinga il governo a dare oggi una risposta definitiva e positiva ai calabresi. Ormai sono due settimane che c'è questa surreale vicenda delle nomine a ripetizione di commissari per la Sanità in Calabria e l’appello è che scelgano un calabrese per fare da Commissario. Ci sono fior di medici in Calabria e - aggiunge il segretario della Lega - penso che la risposta migliore da dare ai calabresi in questa giornata di arresti e di inchieste sarebbe quella di nominare un medico calabrese come commissario alla Sanità». PAOLO PARENTELA E GIUSEPPE D'IPPOLITO (M5S): «Sul piano politico e morale l'intero centrodestra della Calabria è devastato dalla notizia degli arresti domiciliari per Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale della Calabria, nell’ambito dell’ennesima inchiesta antindrangheta coordinata dalla Dda di Catanzaro, nello specifico contro la cosca Grande Aracri di Cutro. Secondo quanto riportato dalla stampa, sarebbe stato accertato - proseguono Parentela e d’Ippolito - il rapporto di scambio tra Tallini e la cosca, nel senso che il primo sarebbe intervenuto al fine di agevolare la consorteria in un progetto di reimpiego di capitali, ricevendone il sostegno alle elezioni regionali del novembre 2014. L’arresto di Tallini conferma, indipendentemente dagli sviluppi giudiziari del caso, l’urgenza di un totale rinnovamento della classe politica in Calabria, che da tempo chiediamo all’elettorato, anche in virtù delle nostre innumerevoli denunce sull'inquinamento del voto nella regione e sul ricorrente uso del potere a vantaggio delle organizzazioni criminali e di affaristi in tutti gli ambiti dell’amministrazione pubblica, a partire dalla sanità. È singolare - concludono i parlamentari del M5s - che nel Consiglio regionale della Calabria faccia bella mostra una targa con scritto 'Qui la 'ndrangheta non entra', con cui, evidentemente, i partiti tradizionali pensano di essersi lavati la coscienza evitando di fare al loro interno quella pulizia morale tanto raccomandata da Paolo Borsellino, da Nicola Gratteri e dal Movimento 5 Stelle». FRANCESCO SAPIA (M5S): «Gli arresti domiciliari per il presidente del Consiglio regionale della Calabria, Domenico Tallini, chiamano in causa quella classe politica calabrese che ha sempre rinunciato al rinnovamento. Il fatto conferma forse quei gravi timori che la compianta Jole Santelli aveva espresso al giornalista Peter Gomez. Sono gravissimi gli addebiti nei confronti di Tallini, che per gli inquirenti avrebbe avvantaggiato la cosca Grande Aracri di Cutro in cambio di voti alle Regionali del 2014. La maggioranza politica della Regione Calabria ne esce travolta sul piano morale. Dunque si ripresenta la necessità e l'urgenza di fare pulizia nei partiti, di affrontare di petto la questione morale, senza più ipocrisia. Bisogna guardare la realtà e smetterla di far finta che non ci sia. Da anni - ricorda il parlamentare del M5s - denunciamo formalmente la penetrazione criminale nelle istituzioni, il condizionamento dell’amministrazione pubblica e il dominio di potentati mafiosi o d’affari nella gestione dei soldi della comunità, con particolare riferimento alle aziende del Servizio sanitario regionale. È giunto il momento di fare piazza pulita di tutti quei politici che sono rimasti immobili e silenti rispetto ai rapporti tra politica e criminalità, tra politica e comitati di interessi. La responsabilità, come di recente ha ricordato il magistrato Piercamillo Davigo, non è soltanto di chi sguazza in questo sistema, ma è anche, e forse in primo luogo, di chi tifa, anche semplicemente negando il problema, per quanti a questo sistema immorale appartengono». ANGELO SPOSATO (CGIL CALABRIA): «Dopo anni di corsi e ricorsi finalmente in Calabria alcuni hanno scoperto che la sanità è stata la metafora dello scambio politico-mafioso. Hanno scoperto che di sanità si muore, ma si vincono anche le elezioni, si eleggono consiglieri regionali, parlamentari, sindaci. Oggi si usano termini come azzeramento del debito, tracciabilità della spesa, sblocco delle assunzioni. Quando li pronunciavamo noi - sostiene ancora il segretario generale della Cgil calabrese - sembravamo degli alieni e la politica tutta, voltava la faccia da un’altra parte, tra sagre, autocelebrazioni, premi inutili e selfie. È in atto un cambiamento culturale, i cittadini hanno capito tutto, vogliono sapere tutto e stanno rialzando la testa. Ed ora che la Magistratura, quella sana, ha aperto le indagini, nulla sarà come prima. Forse è stata l’emergenza Covid, forse no - sottolinea ancora Sposato - una cosa è certa: la politica regionale, o meglio, quello che rimane di essa, tranne rare eccezioni, dovrebbe interrogarsi sul ruolo svolto in questi mesi e in questa fase. Non è antipolitica, è constatazione dei fatti. Se abbiamo uno come Spirlì Presidente facente funzioni, anche i partiti hanno fallito. Tutti. Nessuno escluso». MOVIMENTO 5 STELLE: «La nuova operazione della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro, che, per l'ennesima volta, s'imbatte in un inquilino del Consiglio regionale è una notizia che getta nello sconforto i calabresi». Lo affermano in una nota i parlamentari del Movimento 5 stelle Anna Laura Orrico, Laura Ferrara, Elisa Scutellà, Alessandro Melicchio, Riccardo Tucci, Giuseppe Fabio Auddino e Massimo Misiti. «Tralasciando la vicenda giudiziaria assai grave - aggiungono i parlamentari - riguardante la potente cosca Grande Aracri di Cutro, è il quadro emergente che ci restituisce un’istantanea deprimente della classe dirigente calabrese. Assorbita dagli interessi clientelari, spesso indicibili, e invece poco attenta a quelli dei calabresi, abituata com'è a riproporsi sempre uguale a sé stessa, e quindi ad autoassolversi, in decenni di discutibile, diciamo così, gestione della cosa pubblica. Una costante escalation alle istituzioni calabresi documentata da anni di clamorose inchieste che hanno condotto inesorabilmente a ricostruire meccanismi malsani, interessi di parte, commistioni pericolose. A questo punto i calabresi dovrebbero porsi delle legittime domande sulle dinamiche che hanno portato in tutti questi anni alla cattiva gestione ed alla scadente erogazione dei servizi pubblici essenziali nella nostra regione come quello che in questi ultimi mesi sta balzando agli occhi dell’opinione pubblica per via della pandemia, ovvero il comparto della sanità». «In ragione di ciò, l’orizzonte politico della nostra regione - concludono i parlamentari M5s - merita un assoluto cambio di passo e la rigenerazione di una classe politica e dirigente che sia all’altezza di risollevare le sorti della Calabria». FRANCO MIRABELLI (PD): «Gli arresti di oggi testimoniano una volta di più che la Calabria vive, in termini di insediamenti criminali, una situazione drammatica. Si conferma la capacità da parte della Ndrangheta di penetrare in modo capillare nei gangli del tessuto economico, in una promiscuità con la politica che ci deve preoccupare. Serve a questo punto una riflessione complessiva, che metta da parte sterili e inutili polemiche: è sempre più evidente che è la 'ndrangheta il vero ostacolo allo sviluppo economico e sociale di quel territorio e che combatterla deve essere impegno di tutte le forze che tengono veramente al futuro della Calabria». ERNESTO MAGORNO (ITALIA VIVA): «Continua il prezioso lavoro di Nicola Gratteri per la costruzione di una Calabria libera da ogni logica del malaffare. A Gratteri e a tutti gli operatori impegnati per affermare la cultura della legalità non possiamo che rinnovare il nostro ringraziamento e il nostro sostegno».