“La parola d’ordine sarebbe dovuta essere prevenzione, invece, la Calabria paga il prezzo dell’inadeguatezza di scelte da parte di chi avrebbe dovuto gestire, controllare, organizzare. Nonostante i numeri del contagio siano bassi, la Calabria è zona rossa, ossia presenta una situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo. A quanto pare, nella mia regione, dall’inizio della pandemia, in totale si sono registrati poco più di 6 mila casi positivi, con 125 decessi complessivi su circa 2 milioni di abitanti, eppure nella cartina d’Italia la Calabria ha un nuovo colore, un colore che spaventa, che in tantissimi suscita preoccupazione, e in altri, sbigottimento". Lo afferma il deputato Massimo Misiti.
“Purtroppo, però, la scelta del Governo di colorare di rosso la punta d’Italia, al pari di altre regioni, come, per esempio, la Lombardia e il Piemonte, ha mostrato, proprio come si fa con un segno di evidenziatore, quello che fino ad oggi era stato relegato alle note finali di un capitolo che da medico e deputato conosco bene: il sistema sanitario calabrese non può reggere un’ondata pandemica. Mancano medici, mancano infermieri, mancano operatori socio sanitari perché non si procede alle assunzioni, mancano investimenti. È finanche mancata una gestione ottimale di tutte quelle risorse economiche, che esistono, e che avrebbero potuto permettere, oggi, alla Calabria di non essere così spaventosamente in ritardo: al collasso e disorganizzata nel management dell’emergenza sanitaria", continua il deputato calabrese.
“Gli indicatori, sulla base dei quali la Calabria è Red Zone, sono attinenti alla stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari, che nel caso della Calabria è preoccupante. Il problema risiede nella risposta efficiente da parte del sistema sanitario e nel tracciamento: entrambi fuori controllo. C’è anche chi aspetta 7/8 giorni per fare un tampone, e a questo si aggiunge la mancanza di alcune certezze, prima fra tutte quella sui dati reali dell’emergenza. Tuttavia, c’è stato tempo e modo nei mesi scorsi per approfittare di un vantaggio che la mia regione aveva rispetto alla diffusione del contagio, ma questo vantaggio non è stato accompagnato dalla prevenzione, da una riorganizzazione dei presidi ospedalieri, dalla costruzione di una rete che avrebbe permesso una connessione tra i diversi ospedali e che avrebbe, quindi, facilitato la coordinazione della sanità tutta. Questa situazione è sintomo di un’inadeguatezza del sistema, è la conseguenza di decisioni prese da chi non è all’altezza della gestione dell’emergenza. A pagare qui, però, sono i calabresi. Senza sconti, pagano, con la salute e la vita, quello che altri hanno svenduto. Ma la buona sanità non è un privilegio, è un diritto", conclude Misiti.
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