Dieci anni di commissariamento non sono bastati per guarire la sanità calabrese. Ed è per questo motivo che il Governo si appresta a varare un nuovo decreto legge che consentirà, per almeno altri 24 mesi, alle articolazioni del ministero della Salute, di mantenere il controllo sul comparto pubblico più disastrato della Calabria. Il nuovo provvedimento che presto vedrà la luce introduce la figura del “super-commissario”. Una figura istituzionale con poteri (quasi) illimitati su nomine, controllo delle gare d'appalto e valutazione dei manager posti alla guida di Asp e Ao. Non è un'eresia affermare che il nuovo responsabile della sanità calabrese avrà poteri quasi uguali a quelli che la legge riserva al presidente della Regione. Palazzo Chigi, in sostanza, introduce per decreto una sorta di “governatore ombra”. E d'altronde non potrebbe essere definito diversamente chi si troverà a gestire risorse che rappresentano oltre il 60 per cento dell'intero bilancio della Regione. Necessariamente chi sarà eletto come successore di Jole Santelli - una data non c'è vista l'emergenza sanitaria in cui ci ritroviamo - dovrà mettere in conto di lavorare in “coabitazione” con l'emissario del Governo nazionale. Se questo si rivelerà un elemento di debolezza - come è avvenuto negli anni dei duellanti Oliverio-Scura - è ancora presto per dirlo. Di certo c'è che Roma ha deciso di giocarsi le ultime carte per tentare di risollevare una sanità che fa acqua da tutte le parti. Oggettivamente il decreto che vedrà la luce nelle prossime ore in Consiglio dei ministri rappresenta una sconfitta per la politica calabrese e certifica l'incapacità delle classi dirigenti nostrane di far fronte alle sfide di questi tempi. Tutto accompagnato da un paradosso evidente: due lustri di commissariamento non hanno prodotto alcuna svolta. Chi assicura che almeno stavolta andrà diversamente? L'edizione integrale dell'articolo è disponibile sull'edizione cartacea della Gazzetta del Sud - edizione Calabria.