«È necessario che venga riconosciuta la giusta dignità agli assistenti sanitari: una figura importante per fare prevenzione, promozione ed educazione alla salute». Lo dice il consigliere regionale Francesco Pitaro (Gruppo misto) che, dopo «aver ascoltato il grido d’allarme» di Francesco Nicotera, presidente dell’Associazione nazionale Assistenti Sanitari - Sezione Calabria (AsNAS), ha presentato un’interrogazione alla presidente Santelli per chiederle «quali atti e provvedimenti la Regione Calabria intenda adottare sulla specifica questione». Spiega Pitaro: «Nelle dotazioni organiche delle Aziende sanitarie e ospedaliere della Calabria non è prevista questa figura, nonostante gli assistenti sanitari operino nel settore fin dal 1925 e il decreto ministeriale 69/1997 ne qualifichi definitivamente il profilo di operatore nella prevenzione, promozione ed educazione alla salute. Ambiti e competenze su cui anche il sistema sanitario calabrese dovrebbe poter contare». Ad avviso del presidente Nicotera: «Desta preoccupazione anche il destino del corso di laurea triennale abilitante per Assistente sanitario, attivo presso gli Atenei UMG di Catanzaro e UNICAL di Rende. D’altronde, se gli assistenti sanitari non trovano spazio nelle strutture della Calabria, in che modo si può garantire la sopravvivenza del corso universitario?». Per Pitaro «la beffa e il danno, per queste qualificate professionalità, evidenzia plasticamente la disattenzione grave di chi ha l’onere di governare la sanità in Calabria. Infatti - sottolinea - gli atenei calabresi formano figure professionali che poi, ogni anno, sono costrette o a emigrare, offrendo le loro competenze alle strutture sanitarie delle altre regioni italiane dove trovano riconoscimento e affermazione, o, in alternativa, a restare disoccupati nella loro regione, nonostante siano in possesso di un titolo abilitativo all’esercizio della professione». Conclude il consigliere regionale: «Diamoci una mossa, per far sì che gli assistenti sanitari calabresi trovino adeguata collocazione nelle strutture sanitarie pubbliche della Calabria e l’intera comunità possa beneficiare delle loro competenze specifiche. Diciamo che la pandemia cambia tutto, a incominciare dal superamento di inerzie, palleggiamenti e rinvii da parte dei decisori pubblici, ma bisogna dimostrarlo con atti e fatti concreti».