Chiamarli vitalizi non piace ai politici calabresi, che preferiscono parlare di “indennità a carattere differito”. La sostanza, comunque, non cambia: si tratta di una pensione - meno “gonfiata” rispetto al passato, ma pur sempre più remunerativa rispetto a quella dei normali lavoratori - cui hanno diritto gli ex consiglieri regionali sulla base degli anni di mandato svolti. Un’opportunità per molti ex inquilini di Palazzo Campanella. Soltanto per restare alla scorsa legislatura, sono già 13 gli ex consiglieri regionali che hanno deciso di versare i contributi mancanti per arrivare a godere dei benefici previsti dalla legge 13/2019. I decreti pubblicati sul Bollettino ufficiale in queste ultime settimane raccontano infatti di diversi politici che hanno messo mano al portafogli, versando le somme mancanti per non perdere vitalizio e trattamento di fine mandato (il famigerato Tfr). Così, per esempio, Orlandino Greco - ex capogruppo del movimento “Oliverio Presidente” - ha versato 3.060 euro «in un’unica soluzione per l’indennità di fine mandato» e chiesto di dilazionare in 36 mesi gli oltre 27mila euro «necessari per l’indennità differita senza la reversibilità della stessa». Lo stesso discorso, pur con cifre leggermente diverse, interessa l’ex capogruppo di Forza Italia Claudio Parente. Un altro ex azzurro, Mario Magno, ha versato «in unica soluzione, 27.931,34 euro relativi ai contributi necessari per l’indennità differita senza reversibilità e 357 euro per l’indennità di fine mandato». Sempre per restare ai forzisti, Giuseppe Pedà si è impegnato a pagare «in unica soluzione, di 27.931,34 euro relativo ai contributi necessari per l’indennità differita senza reversibilità e di 969 euro per l’indennità di fine mandato». Ancora più cospicua la somma che dovrà scucire Vincenzo Pasqua, ex “Oliverio Presidente” poi transitato alla corte berlusconiana: 37.453 euro per ottenere l’indennità differita e 3.060 euro per quella di fine mandato. Un altro oliveriano poi convertito al centrodestra, Franco Sergio, si è invece impegnato «a decorrere dal mese di settembre 2020 e per 36 mesi, al versamento di 37.453,39 euro relativo ai contributi necessari per l’indennità differita e per la reversibilità della stessa ed al versamento di 3.060 euro in un’unica soluzione per l’indennità di fine mandato». Lunga poi la fila di ex rappresentanti istituzionali che hanno scelto di versare alcune somme pur di ottenere l’indennità di fine mandato: il dem Sebi Romeo, recentemente rinviato a giudizio nell’inchiesta “Libro Nero”, ha versato 3.060 euro in un’unica soluzione. Identica cifra è stata versata dall’ex presidente del Consiglio Regionale Antonio Scalzo (ex Pd, poi avvicinatosi al centrodestra), da Michelangelo Mirabello (Pd), dall’ex vicepresidente della Giunta regionale Antonio Ciconte e dall’ex consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea (Democratici e Progressisti). Ha versato 2.703 euro in un’unica soluzione per l’indennità di fine mandato anche Alessandro Nicolò, più volte consigliere regionale del centrodestra e tutt’oggi detenuto perché coinvolto nell’inchiesta “Libro Nero” condotta dalla Dda di Reggio Calabria. Infine, Giovanni Arruzzolo (FI), ancora in carica, ha versato 3.060 euro per il Tfr e chiesto «che i contributi per l’indennità differita gli siano trattenuti dall’indennità mensile percepita nella qualità di consigliere regionale»