Regna il caos in Consiglio regionale in Calabria. «Annullare l’elezione degli uffici di presidenza delle Commissioni consiliari, altrimenti scatta il ricorso al Tar». L’opposizione di centrosinistra passa all’attacco e, dopo aver formalizzato le dimissioni dalle vicepresidenze delle Commissioni, diffida la maggioranza di centrodestra a non dare corso a una procedura - secondo la minoranza - irregolare. A firmare la diffida, indirizzata, tra gli altri, al presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini e al segretario generale di Palazzo Campanella Maurizio Priolo, sono tutti e 11 i consiglieri regionali di opposizione: Domenico Bevacqua, Filippo Callipo, Giuseppe Aieta, Francesco Pitaro (rispettivamente capigruppo di Pd, Io Resto in Calabria, Democratici Progressisti e Misto), Carlo Guccione, Nicola Irto, Libero Notarangelo, Luigi Tassone (Pd), Flora Sculco (Democraticio Progressisti), Graziano Di Natale, Marcello Anastasi (Io Resto in Calabria).
Nella diffida i consiglieri del centrosinistra spiegano che il 12 giugno scorso «si è consumata una pagina istituzionale che ancora una volta ha restituito ai cittadini calabresi un senso assolutamente non alto dell’istituzione da noi tutti rappresentata. Ed infatti, in spregio ad ogni normale regola – scritta e non scritta – di prassi istituzionale, che fonda le sue ragioni profonde nella necessità che il controllore non dovrebbe mai coincidere con il controllato, la maggioranza ha eletto presidente della Commissione di vigilanza un proprio esponente. Ciò risulta istituzionalmente non corretto e lesivo dei principi etici e democratici. Inoltre, si ravvisa la palese irregolarità delle Commissioni consiliari permanenti e speciali per come composte, in base agli articoli 29 e seguenti del Regolamento consiliare che prevedono l’obbligo della presenza dei componenti di minoranza all’interno delle commissioni, e soprattutto alla carica di vicepresidente».
Secondo l’opposizione infatti in base all’articolo 29 del Regolamento “… La composizione delle Commissioni permanenti deve garantire la presenza di tutti i gruppi consiliari, nel rispetto del criterio della proporzionalità fra maggioranza e minoranza e, comunque, assicurando la rappresentanza di ciascuno gruppo in Commissione…”. L’articolo 30, comma 4 bis, poi, sancisce in modo inequivocabile, e non più per mera cortesia o prassi istituzionale, che la carica di vicepresidente di ognuna delle Commissioni debba essere ricoperta da un membro della minoranza, ovviamente scelto dalla minoranza stessa e non, come avvenuto nella scorsa seduta di Consiglio, con un unico voto dato ad un membro “a caso” della minoranza, peraltro in assenza dei membri della stessa.
Da qui le ragioni che hanno fatto scaturire le dimissioni di tutti i vicepresidenti così indicati e mai “eletti” e l’evidente illegittima costituzione delle commissioni consiliari. E invero, manca la dichiarazione con la quale ciascun Gruppo consiliare, ai sensi dell’articolo 27 del Regolamento interno, designa i propri rappresentanti che è requisito indefettibile per la successiva elezione degli Uffici di Presidenza delle stesse, ai sensi del successivo articolo 30. Ciò, in quanto tale documento è l’atto con il quale la minoranza esprime le proprie prerogative di rappresentanza in seno alle Commissione, nel cui ambito il Consiglio regionale avrebbe dovuto eleggere i vicepresidenti riservati espressamente alle forze di opposizione». I gruppi di minoranza rilevano inoltre che «l’ultimo atto della triste vicenda si consuma in data 15 giugno 2020: alle ore 16.21 il Settore Segreteria Assemblea invita i presidenti dei gruppi a designare i rappresentanti nelle commissioni, i cui uffici di presidenza sono già stati costituiti unilateralmente dalla maggioranza. In buona sostanza, “ora per allora”, la maggioranza cerca di porre rimedio chiedendo ex post di indicare i nomi dei consiglieri che saranno impegnati nella attività delle commissioni».
I consiglieri di opposizione evidenziano che dal 12 giugno «qualsivoglia atto compiuto dalle commissioni così illegittimamente costituite sarà nullo ab origine, ingenerando la paralisi del Consiglio regionale, da imputare all’improvvido mancato rispetto delle minime regole di convivenza istituzionale fra maggioranza e minoranza, in spregio alla stessa istituzione democratica da noi rappresentata», invitando gli uffici del Consiglio regionale «a non dar seguito a conferimenti di incarichi di collaborazione presso le strutture speciali delle Commissioni, ai sensi della legge regionale 8/1996, considerato che le stesse Commissioni non risultano ancora validamente costituite fin quando non saranno legittimamente eletti i vicepresidenti». Quindi, avanzano «richiesta formale di annullamento dell’elezione degli Uffici di Presidenza delle Commissioni consiliari permanenti e speciali, per come illegittimamente avvenuta nella seduta del 12 giugno. Trascorso invano il termine di 5 giorni, proporremo apposito ricorso presso le sedi competenti, per l’annullamento di ogni atto finalizzato all’illegittima composizione delle commissioni consiliari permanenti e speciali ed alla conseguente individuazione di ogni responsabilità per l’evidente illegittimità della composizione attuale di dette commissioni».
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