Riflettori di tutt'Italia puntati su Catanzaro, in particolare sul Tribunale amministrativo regionale della Calabria. C'è molta attesa per l’udienza collegiale del Tar che domani mattina esaminerà il ricorso del governo contro l’ordinanza numero 37 del 29 aprile della presidente della Regione, Jole Santelli, nella parte in cui consente l’apertura ai tavoli esterni di bar e ristoranti. Uno scontro aperto e frontale, quello tra governo e Regione Calabria, che ha anche risvolti politici, considerando che la Giunta calabrese è una Giunta di centrodestra, anche se il presidente Santelli ieri, in una conferenza stampa sul piano della Giunta per la ripartenza in Calabria, ha negato l’esistenza di «suggeritori» politici, affermando di «avere massima lealtà nei confronti dei nostri leader» ma specificando che «a noi gli ordini non lì dà nessuno». C'è, poi, la partita che si gioca in punta di diritto tra Governo e Regione. Nel suo ricorso, predisposto dall’Avvocatura dello Stato sulla base della memoria del ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, il governo sostiene che l’ordinanza regionale contiene alcune previsioni che «anticipano l’efficacia di disposizioni di allentamento delle misure restrittive di contrasto e contenimento del contagio da Covid-19 che il Dpcm del 26 aprile 2020 introduce solo a partire dal 4 maggio 2020». Inoltre, la tesi del governo è che il potere di ordinanza delle Regioni, in condizioni di rischio sanitario, è circoscritto «all’introduzione di misure ulteriormente restrittive, non consentendo l’adozione di misure ampliative, come invece avvenuto nel caso di specie», e che l’ordinanza di Santelli «risulta emanata senza alcuna previa interlocuzione formale con il governo» attraverso «un iter istruttorio lacunoso e carente, privo di alcuna argomentazione scientifica». Il governo, infine, rimarca anche il «periculum in mora» a suo giudizio sotteso all’ordinanza della Regione, che «rischia - si legge nella memoria - di provocare danni incalcolabili per la popolazione italiana in termini di vite umane, ancor più alla luce delle note croniche carenze del sistema sanitario calabrese», senza dimenticare «il rischio emulativo da parte di altre Regioni, che potrebbero mettere in discussione il ruolo del governo nella gestione della crisi». Di opposto tenore, ovviamente, la posizione della Regione Calabria, che fonda la sua «resistenza» al governo sostenendo la «inammissibilità del ricorso per difetto di giurisdizione» e la «assoluta legittimità» del provvedimento regionale. Secondo la Regione «si tratta di una contrapposizione tra poteri dello Stato che può essere decisa solo dalla Corte costituzionale», inoltre l’ordinanza del presidente della Giunta Santelli «è pienamente conforme ai principi di adeguatezza e proporzionalità, richiamati dal dl 19/2020 che richiedono di modulare le misure limitative di prerogative costituzionali al 'rischio effettivamente presente su specifiche parti del territorio'». Inoltre, per la Regione «la disposizione che consente la ripresa di attività di bar, pasticcerie, ristoranti, pizzerie, agriturismi con somministrazione esclusiva attraverso il servizio con tavoli all’aperto non si pone in alcun modo in contrasto con la disposizione nazionale, essendo disposizione di dettaglio della medesima, in funzione delle specificità della situazione epidemiologica presente nel territorio regionale e in presenza di alcune 'misure minimè da adottare a tutela della salute pubblica». Nel merito, poi, secondo la Regione «gli eventuali danni in materia di aumento dei contagi» ventilati dal governo nel ricorso «risultano non prospettati e in alcun modo dimostrati». Queste, dunque, le posizioni cristallizzate davanti al Tar Calabria, dove già si è avuto, nei giorni scorsi, un primo passaggio della controversia tra governo e Regione, con l’Avvocatura dello Stato che, per conto del governo, ha deciso di rinunciare alla procedura accelerata con la richiesta di decreto cautelare monocratico. «L'Avvocatura dello Stato - è stato evidenziato quel giorno in una nota - ha accolto la sollecitazione del presidente del Tar di addivenire in tempi molto brevi a una decisione collegiale, anche di merito, della causa, tenuto conto dell’importanza e della delicatezza dei valori in gioco. A questo fine ha accettato di rinunciare ai suoi termini a difesa, confidando nella piena fondatezza del ricorso proposto e della sussistenza dei motivi d’urgenza». E così, domani, alle 9,30, il nuovo «round» tra governo e Regione Calabria con l’udienza collegiale al Tar di Catanzaro. E mentre si consuma la battaglia, il sindaco di Spadola, comune montano in provincia di Vibo Valentia, Cosimo Damiano Piromalli, ha revocato l'ordinanza che disponeva l'immediata riapertura nel territorio comunale delle attività di parrucchieri firmata appena poche ore prima. «Il Prefetto Francesco Zito, attesa la non conformità del provvedimento con le prescrizioni nazionali - è detto nella nota - ha richiamato l’attenzione del sindaco sul dettato del dpcm del 26 aprile, invitandolo ad attenersi alle limitazioni ivi previste a tutela della salute pubblica. Il primo cittadino del comune vibonese ha, pertanto, deciso di rivedere la propria posizione revocando l’ordinanza».