Lo Stato contro la Regione Calabria, i teorici del “liberi tutti” contro gli integralisti del lockdown, gli irriducibili del tampone a tappeto contro i filosofi del test sugli anticorpi, gli scienziati contro i politici, i virologi contro altri virologi, adesso anche Reggio Calabria contro Tropea e viceversa. E meno male che il nemico comune dovrebbe essere il virus... Nell’Italia dei campanili - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola -, e oggi delle polemiche sulla fase due, continua a dividere più che mai l’ordinanza della governatrice Santelli sull’apertura di bar e ristoranti con tavoli all’aperto. Lo scontro, politico, è a tutto campo. Ieri - in vista dell’udienza cautelare già fissata per sabato - si sono schierate nuove parti in causa. Da un lato il Comune di Reggio, che si è già formalmente costituito ad adiuvandum al fianco del Governo nelle vesti di ricorrente, dall’altra il Comune di Tropea che annuncia di schierarsi ad opponendum con la Regione nei panni di resistente. Tradotta dal linguaggio giuridico, la contesa è tutta politica. L’amministrazione comunale reggina, di centrosinistra, è stata la prima a prendere posizione contro l’apertura decisa dalla Santelli, alla guida di una coalizione di centrodestra a trazione leghista: immediatamente il sindaco Falcomatà ha firmato un’ordinanza in direzione contraria al vento che spira dalla Cittadella, adeguandosi alle disposizioni del Governo. Solo asporto, dunque, in bar e ristoranti reggini. Di parere opposto la Giunta di Tropea, guardacaso la città guidata dal centrodestra che ha ospitato la recente sortita di Silvio Berlusconi in campagna elettorale al fianco della Santelli.