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In Calabria trionfo dei berlusconiani: crescono i sovranisti ma non c’è il boom della Lega

Iniziamo dalla certezza: da qualche anno a questa parte il partito più consistente in Calabria è quello degli astensionisti. Anche questa volta è andata così: oltre il 56 per cento degli aventi diritto - così come era successo nel 2014 - ha deciso di disertare i seggi. Una percentuale enorme che rende l’idea dell’enorme scollamento tra le istituzioni e la società calabrese.

L’altro dato significativo di questa tornata elettorale - analizzala Gazzetta del Sud in edicola - riguarda la vittoria di un centrodestra a trazione berlusconiana, qui rappresentato da Jole Santelli. È rimasto deluso chi immaginava a queste latitudini una cavalcata trionfale della Lega.

Il partito di Matteo Salvini approda per la prima volta a Palazzo Campanella ma senza la forza di partito più votato in Calabria, rimanendo dieci punti percentuali sotto il risultato conseguito alle ultime Europee. È un mezzo passo falso per il Capitano che da qui immaginava di avviare la definitiva conquista del Mezzogiorno.

In tale quadro, conferma il suo percorso di crescita Fratelli d’Italia, pronta a rivendicare ruoli di responsabilità nel governo della Regione. E segnali di nuova vita arrivano pure dall’Udc, che ritorna in Consiglio dopo la debacle del 2014.

Se la Lega non sfonda tra il Pollino e lo Stretto è anche merito del Pd. I dem conquistano la palma di primo partito: un dato non scontato considerate la traversie e le difficoltà che hanno caratterizzato i cinque anni targati Mario Oliverio. Il segretario Nicola Zingaretti aveva scommesso parecchio sull’apertura di un nuovo corso, accantonando il governatore uscente e tutto il sistema di potere che lo aveva fin qui accompagnato. A conti fatti, la sfida può dirsi vinta.

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