Professore Francesco Aiello, lei è il portabandiera del Movimento 5 Stelle alle Regionali in Calabria. Eppure, in questa campagna elettorale, gli attacchi più pesanti le stanno arrivando proprio dai alcuni pentastellati come il senatore Nicola Morra. Solo un paradosso o c’è un disegno preciso per indebolirla? «Non ho un’idea precisa al riguardo. Vorrei parlare di Francesco Aiello che si interessa di argomenti concreti, e di questioni che hanno catturato la sensibilità istituzionale anche del senatore Morra». Ha ricevuto sostegno e vicinanza dai vertici del Movimento per il “fuoco amico” calabrese o è stato lasciato solo? «Ho registrato le dichiarazioni nette dell’europarlamentare Laura Ferrara, domani sarà in Calabria il capo politico Luigi Di Maio. Quasi tutti i parlamentari stanno girando assieme a me la Calabria, dunque non avverto quest’isolamento che qualcuno vorrebbe far credere. Io mi definisco un laico e in quanto tale ammetto qualsiasi soluzione logica senza nessun pregiudizio. Poi ognuno svolge il proprio ruolo: io sono un economista e mi occupo di territorio e sviluppo. I presidenti della commissioni parlamentari fanno altre cose». Negli ultimi giorni diversi rappresentanti - qui citiamo Berlusconi e Callipo - hanno sottolineato l’importanza di esercitare un voto utile e di esperienza. Cosa risponde a questo proposito? «Sto facendo molti appelli per discussioni pubbliche con i miei avversari. Quando sento affermare cose prive di senso dai rappresentanti della coalizione di centrosinistra e di quella civica guidata da Tansi, mi convinco che le loro sono proposte inutili. E dunque il vero voto inutile è quello dato agli altri. Nei luoghi dove sto andando trovo tanta gente che si dice pronta a sostenere il nostro progetto. Non mi pare che stia succedendo la stessa cosa agli altri». Ritiene di poter superare la soglia di sbarramento fissata per le coalizioni all’8 per cento? «Assolutamente sì. Diversamente da come viene narrata questa campagna elettorale dai media, abbiamo un consenso diffuso». Le sue critiche sono rivolte principalmente a Callipo e Tansi. Non ritiene Santelli un’avversaria? «La coalizione guidata da Jole Santelli non ha proposta politica. Lei è sicura di vincere e non ha nemmeno la cortesia istituzionale di confrontarsi sui temi di cui mi piacerebbe discutere». Esiste una questione morale che la riguarda, considerato che suo cugino è stato ucciso dalla ’ndrangheta? I suoi competitors hanno, secondo lei, fatto tutto il possibile per tenere alla larga gli impresentabili? «Sul mio caso ho già detto più volte come la penso: non dovevo e non devo parlare di un morto, dico qualcosa sui vivi. Al massimo potrei parlare della Calabria che sta morendo... Mi faccia aggiungere una cosa, però». Prego. «Quando ho acquistato casa mi è stata prospettata l’ipotesi di non pagare l’Iva. Ho rifiutato tale ipotesi e ho preteso la fattura perché ritenevo giusto pagare quell’imposta. Versare i tributi è un’indicazione di senso civico». Non ha risposto sugli “impresentabili” nelle altre coalizioni... «Non posso sapere se ci sono perché non faccio questo lavoro. Quello che mi interessa è capire cosa propongono i miei avversari. In termini di proposta politica posso dire che sono molto poveri». Ma non teme che qualcuno possa falsare la partita aggirando le regole? «Non sono l’arbitro di questo gioco. Dovreste voi giornalisti indagare se esistono “impresentabili” nelle liste. Ci sono altri attori istituzionali che dovrebbero fornire un elenco su candidati borderline, non certo io». Da economista si candida a governare una Calabria in perenne calo demografico. Come pensa di invertire questa tendenza? «La politica deve interessarsi a dare una prospettiva occupazionale alle persone, giovani o anziani che siano. Il mercato del lavoro attualmente non funziona perché ha prospettiva di breve periodo, cioè è troppo instabile e questo interessa pure la remunerazione. La mia ricetta? Dobbiamo consentire a chi sta fuori o chi vorrebbe lasciare la Calabria di avere una prospettiva occupazionale da qui a dieci anni e per farlo deve per forza aumentare la domanda di lavoro da parte delle imprese. In questo contesto il ruolo più importante è rivestito dalle università». In questo modo però non vengono tenuti in considerazione i meno giovani che hanno perso un lavoro e fanno fatica e rientrare nel circuito produttivo. «Il ruolo centrale per i disoccupati di lungo periodo ce l’hanno i Centri per l’impiego. Queste realtà, sotto la direzione della Regione Calabria, funzionano purtroppo veramente poco per una serie di motivi. Il primo: le imprese domandano poco lavoro. Il secondo: le abitudini dei disoccupati non è quello di relazionarsi con il mercato del lavoro attraverso i canali istituzionali ma utilizzando forme dirette. Queste sono pratiche che depotenziano i Cpi, la cui funzione è limitata anche per una cattiva organizzazione». Nella sua valutazione negativa sui Centri per l’impiego si legge una critica velata al Reddito di cittadinanza, la misura bandiera del M5S... «Non ho detto questo. Il problema si risolve ristrutturando i Cpi. E tuttavia questo non è sufficiente. Il Reddito di cittadinanza è l’operazione di giustizia sociale più grande finora mai vista nel nostro Paese». In Calabria sono molteplici gli esempi di furbetti che percepiscono il sussidio pur non avendone diritto. «Nei primi mesi il Reddito di cittadinanza ha garantito al 10 per cento della popolazione calabrese - è la quota dei poveri in senso assoluto - di soddisfare alcuni bisogni primari. La notizia non è che ci sono furbetti tra i beneficiari, ma è l’aver dato sollievo a persone in seria difficoltà. Quindi aspetterei prima di dire se il Rdc ha funzionato o meno». Nel quadro di rilancio della Calabria che posto occupa la Zes? «La Regione deve spingere affinché in quei luoghi, come il porto di Gioia Tauro, non ci siano condizionamenti della ’ndrangheta che è il vero cancro di questa terra. Senza una reale bonifica ogni ipotesi di sviluppo in quell’area rimarrà solo teorica. Nessun imprenditore si sognerà mai di investire in quelle condizioni. Poi vanno snellite le procedure burocratiche attraverso la creazione dello Sportello unico. Infine, va consentito al retroporto di essere connesso alla rete ferroviaria. Tecnicamente per fare ciò servirebbe una settimana, ma il problema è di relazione tra le istituzioni». Come può guarire la sanità calabrese? «La Regione deve prendersi la responsabilità politica di indirizzare quel settore, che assorbe grossa parte del bilancio. Sono fermamente contrario a un prolungamento della gestione commissariale». (Al forum hanno preso parte anche i giornalisti Gaetano Mazzuca, Giuseppe Mercurio e Francesco Ranieri)