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Regionali, Tansi: «Un sistema di potere blocca la Calabria»

Con Carlo Tansi, geologo ex responsabile della Protezione civile calabrese, si inaugurano i forum in redazione della Gazzetta del Sud con i candidati alla presidenza della Regione. Nei prossimi giorni toccherà agli altri pretendenti alla carica di governatore. Al forum hanno preso parte anche i giornalisti Nicola Lopreiato, Gaetano Mazzuca e Francesco Ranieri.

Carlo Tansi

Dottor Tansi, lei ha sempre combattuto la Casta. Eppure per un periodo, quello in cui ha guidato la Protezione civile calabrese, lei stesso ha fatto parte della cerchia di coloro che adesso combatte. Non è una contraddizione?

«Non sono un politico ma un tecnico perché opero da circa 30 anni nel settore del rischio idrogeologico. Ho sempre avuto rapporti istituzionali tra il Cnr, che io rappresento, con vari enti come Regioni e Comuni. Con il governatore uscente Mario Oliverio il rapporto di conoscenza è nato ai tempi in cui egli era presidente della Provincia di Cosenza. Nel 2015 ho aderito al bando per selezionare il dirigente della Prociv e sono stato selezionato da una commissione sulla base del mio curriculum. Dunque, non ci sono stati incarichi personali come qualcuno vuole far credere».

Dopo l'addio traumatico alla Prociv si è sentito solo? Si sarebbe aspettato maggiore sostegno istituzionale da parte dei vertici della Regione?

«Dopo essere stato selezionato al vertice della Prociv, il mio primo atto che ho visto sulla mia scrivania è stato un atto della Dda di Reggio Calabria che indagava sulla gestione pregressa. Mi sono trovato a gestire un caos amministrativo perché non c'era nessuna regola. Dopo il primo periodo avrei voluto fare marcia indietro e tornare al Cnr. La Prociv calabrese era sostanzialmente nelle mani di personale non specializzato. Su 200 persone, 91 erano collocati nella sala operativa. Un numero enorme, che manco la Nasa può permettersi. Alcuni autisti percepivano circa 6mila euro al mese di straordinario. Per questo motivo ho denunciato tutto alla Procura di Catanzaro ed eliminato una serie di privilegi».

Quando si incrina il rapporto con il governatore Oliverio?

«Verso metà 2018 ho chiesto al presidente della Giunta maggiore supporto di tecnici. Ma tutto è rimasto lettera morta. Addirittura ho subito un provvedimento disciplinare per aver detto che l'onorevole Mimmo Tallini voleva riportare la Prociv al passato. La cosa che mi ha dato più fastidio? Persone che ho contribuito a fare arrestare non sono state destinatarie di nessun provvedimento disciplinare mentre io sono stato punito - con 45 giorni di sospensione - soltanto per aver esternato un parere su un politico. Tutto questo ha poi precluso la possibilità di poter partecipare a una nuova selezione».

Lei sta dicendo che c'è stato collaborazionismo tra Oliverio e pezzi dell'opposizione di centrodestra?

«Sicuramente c'è stato un certo trasversalismo. La richiesta avanzata da Tallini di Forza Italia e avallata dal presidente del Consiglio regionale Nicola Irto, esponente del Pd. Mi aspettavo un supporto da Oliverio perché abbiamo costruito una Prociv che lui cita come esempio positivo».

Non perde occasione per condannare la burocrazia regionale. Se non si fida di nessuno, come farebbe a guidare la Cittadella?

«Non è propriamente così, la maggioranza dei dipendenti è fatta di persone perbene. Il problema è rappresentato dalle cabine di comando, guidate da soggetti che non brillano per competenze e trasparenza. Io mi impegnerò affinché si possa incentivare quella fetta di funzionari e dirigenti che si sono stati tenuti da certa politica nei sottoscala della Regione. Non è vero che la Cittadella non mi ama. Bisogna premiare i migliori: penso, per esempio, a quel carrozzone di Calabria Lavoro che è stato messo nelle mani della politica e dove non esiste un criterio di selezione meritocratico sulle persone che poi da quel “parcheggio” passano nell'organico della Regione».

Come intende portare a compimento la rivoluzione di cui sta parlando in campagna elettorale?

«Mettendo le persone giuste nei ruoli-chiave della macchina amministrativa. Mi vengono in mente la Puglia, la Campania, la Basilicata, tutti territori che sono riusciti a fare passi in avanti grazie a un cambio drastico nella gestione tecnica e amministrativa».

La Calabria è la terra delle emergenze. Qual è la ricetta per venire a capo di una situazione sempre più complessa?

« Il problema della Regione è l'incompetenza ai vertici della struttura. Noi abbiamo circa 15 dipartimenti, la Lombardia ne ha 9. Faccio un solo esempio: la difesa del suolo fa riferimento a 5 dipartimenti diversi. Quando ci sarà una frana verranno cinque dirigenti generali a studiare quel fenomeno, così si registrano difficoltà a individuare le responsabilità. Se eletto presidente incontrerò i vertici del sistema giudiziario calabrese per individuare un percorso condiviso di cambiamento reale della nostra Calabria».

Quale sarà il destino dei dirigenti che lei ritiene incompetenti?

«Certamente non possono essere licenziati, ma si possono collocare in “quiescenza”. Verrebbero eliminati per loro benefit e incentivi e si applicherebbe meglio il principio della rotazione del personale».

Passiamo alla politica in senso stretto. A quale elettorato si appella in vista del voto del 26? Teme di non superare la soglia di sbarramento fissata all'8 per cento?

«Mi rivolgo in primo luogo a quel 57 per cento di calabresi che alle scorse elezioni ha scelto di non votare perché disillusi da questa politica. Faccio appello poi ai delusi del M5S e dei partiti tradizionali. Supererò la soglia di sbarramento senza problemi».

Cosa risponde a Pippo Callipo che ha invitato gli elettori a esercitare un voto “utile” ovvero a non scegliere uno tra lei e Aiello?

«Cosa intende Callipo per voto “utile”? Che va destinato a chi fa parte del sistema della Casta? Il candidato del Pd non è estraneo a questo sistema di potere politico. Ricordo il suo endorsement nel 2014 alla candidata del centrodestra Wanda Ferro. Callipo è stato per mesi il candidato dei 5 Stelle salvo poi scomparire e riapparire con il Pd».

Nei giorni scorsi lei ha parlato di offerte che le sono state recapitate dai vertici del Pd. Cosa intendeva dire?

«Mi è stato chiesto di allestire una lista a sostegno di Callipo e mi era stato paventato qualche incarico importante».

Come un assessorato?

«Sì, incarichi di questo genere. Ma io ho risposto: “no, grazie” perché a me non interessa il potere personale ma cambiare la Calabria».

Chi rappresenta, per usare un'espressione a lei cara, il “partito unico della torta”?

«Chi da 40 anni detiene le leve del potere. Cambia solo la copertina, ma l'apparato che c'è dietro è sempre lo stesso».

Come si può cambiare la sanità calabrese?

«Sottraendo il settore al controllo della politica e potenziando gli ospedali periferici».

(Al forum hanno preso parte anche i giornalisti Nicola Lopreiato, Gaetano Mazzuca e Francesco Ranieri).

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