«Non ho mai pensato a candidarmi, sinceramente». Così l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, a margine di un’iniziativa a Lamezia Terme, ha risposto a chi chiedeva se avesse intenzione di candidarsi alle prossime elezioni regionali in Calabria. «Un conto - ha proseguito Lucano - è fare il sindaco in una piccola realtà, nella quale ogni giorno diventi partecipe di un’esperienza collettiva, che risponde agli ideali per i quali ci siamo spesi per tutta la vita, un conto è fare le cose più in grande. Io conosco i miei limiti, e - ha concluso Lucano - non credo di essere nemmeno all’altezza». «C'è stato un piccolo respiro - ha aggiunto Lucano -, perchè non c'è più quella parte politica che era diventata governo, la disumanità al potere». Secondo Lucano «siamo però ancora agli albori di una storia che ancora deve determinare delle svolte più decise e più sicure». «Quello che sta accadendo a Riace mi fa ricordare quello che era avvenuto in luoghi molti lontani dalla Calabria», ha detto commentando la decisione dell’attuale amministrazione riacese di rimuovere dal paese alcuni cartelli e insegne dedicati al tema dell’accoglienza e dell’antimafia, tra cui anche un cartello dedicato a Peppino Impastato. «Non è sicuramente un fatto positivo, mi è dispiaciuto molto, perchè - ha sostenuto Lucano - un artista mio amico, di Libera, aveva fatto, a mano, un’insegna che raccontava la storia di 'Radio Out' e di Impastato che è un’esperienza unica nell’opposizione sociale e culturale alla mafia, era il segno distintivo di una comunità che comunque fa parte di un’area invasa dalla criminalità organizzata e anche per i ragazzi che passavano da Cinisi e quindi si chiedevano cos'era avvenuto in questo piccolo paese siciliano». «Anche così - ha rimarcato l’ex sindaco di Riace - si costruiscono le basi per immaginare un futuro lontano da questo condizionamento mafioso». Secondo Lucano «quello che sta accadendo a Riace mi fa ricordare le dittature militari in America Latina, al Cile, dove la rivoluzione popolare è stata oltraggiata anche dopo la fine di Allende e una delle prime azioni dei colonnelli è stata quella di rimuovere anche tutta la letteratura e le immagini sulle pareti che raccontavano la storia della rivoluzione popolare».