Calabria

Venerdì 22 Novembre 2024

Decreto Calabria, dopo le proteste di ieri si torna in Aula per l'esame

Riprende stamattina l’esame del decreto legge 35 del 30 aprile 2019 sulle “misure emergenziali per il servizio sanitario della Regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria”. Finita la discussione generale sul decreto, l’Aula ieri ha rinviato l’esame del provvedimento ad oggi. Si riprenderà dalla discussione e votazione degli emendamenti presentati, circa un centinaio. Ad animare il dibattito, ieri, la percezione del pregiudizio negativo che, secondo le opposizioni, anima il provvedimento del Governo. «Perché non lo ribattezziamo decreto Calabria saudita?», azzarda provocatoriamente  il senatore di Fratelli d’Italia Francesco Zaffini, che accusa la maggioranza di «aver trattato la Calabria come se fosse il terzo mondo». Ma i Cinquestelle non fanno sconti: «Dove la Regione non fa, deve intervenire lo Stato», avverte il pentastellato Giovanni Endrizzi. «Se la Regione non sa gestire la sanità -  prosegue - se non sa trattenere gli interessi partitocratici, quelli clientelari, le trame mafiose, se causa dissesto, sprechi, corruzione, malasanità, non può essere il presidente della Regione il commissario ad acta per la sanità. Questo decreto interviene dove la partitocrazia locale ha fallito. Basta costi altissimi e servizi insufficienti. Da oggi, in Calabria, si volta pagina». I lavori, iniziati con la relazione della senatrice M5s Maria Domenica Castellone, erano stati preceduti  dall’esame del decreto legge nella commissione Igiene e Sanità di Palazzo Madama presieduta da Pierpaolo Sileri, che ne aveva sintetizzato i tratti distintivi: «Nelle Regioni commissariate i direttori generali potranno essere nominati solo da una graduatoria di merito,  sarà sbloccato il turn over e disposte misure contro la carenza dei medici».  Su quest’ultimo punto la senatrice Paola Binetti ha obiettato in Aula che il decreto sta consumando impunemente uno «scippo gravissimo alle Università» consentendo l’assunzione negli ospedali dei semplici  specializzandi, mentre abbiamo chiuso le porte e fatto emigrare tanti giovani medici dicendo che non c'era lavoro. Non c'è bisogno di approvare l’autonomia regionale - ha osservato la parlamentare di Fi - per verificare l’oggettiva discriminazione ai danni di questa regione». Quanto ai direttori generali, la relatrice di minoranza Boldrini stigmatizza il fatto che «si vada a derogare a norme previste nella precedente legislatura, come, ad esempio, fare l'elenco in cui andare ad individuare direttori generali e direttori sanitari perché la politica non debba intervenire in questo campo. È stata fatta la legge, sono stati presentati gli emendamenti; le norme e gli elenchi previsti ci sono. Ora sembra impossibile che da quegli elenchi non ci debba essere nessuno, quindi bisogna derogare per fare delle rose diversificate per merito, senza prevedere criteri validi anche per tutte le altre Regioni». Incalza il senatore Pd Ernesto Magorno. Per lui l’obiettivo del Governo è solo una mortificante operazione di potere. «La gente di Calabria - ha aggiunto - vuole essere curata non decretata. Non è appassionata ai discorsi di potere. Vi chiedo di fermarvi, il Dl Calabria non si può votare. Voi non potete rispondere a chi vi ha eletto sottraendo potere ma portando risorse.  Il forzista Giuseppe Mangialavori, che non risparmia la ministra Giulia Grillo per la «sceneggiata  alla Camera», ritiene che sia in atto una scientifica occupazione del potere tanto per controllare la  Calabria da Roma.  I veri eroi della sanità  calabrese sono i medici, gli infermieri, gli ausiliari che tutti  i giorni rischiano e si sacrificano e  non certo il ministro Grillo».

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